Santo Palma torna nella città di Ragusa. Il dirigente ricoprirà il ruolo di responsabile dell’area tecnica per la stagione 2022-2023. Il direttore sportivo catanese è stato già tra le fila iblee nel campionato di Promozione della stagione 2018-2019. Lo abbiamo intervistato in vista della prossima Serie D che certamente sarà ricca di emozioni e squadre competitive.
Per lei un ritorno a Ragusa, dopo una prima parentesi felice. Com’è stato rientrare in città? Quali gli obiettivi per quest’anno?
“Il ritorno in città è stato innanzitutto semplice perché qui è come se mi sento a casa. È anche bello perché Ragusa è una città bellissima, vivibile al massimo, organizzata e pulita. Quindi è stato veramente fantastico il ritorno nonché l’impatto con i tifosi e la società. Io credo che qualsiasi altro obiettivo che non sia la permanenza, dopo 10 anni di totale assenza del capoluogo, sarebbe secondo me non corretto. Noi dobbiamo pensare a salvarci il prima possibile. È un bene se riusciamo a farlo subito altrimenti anche all’ultimo minuto. Secondo me l’unico obiettivo che dobbiamo avere è mantenere la categoria perché comunque è importante cominciare ad avere un po’ di continuità in questa serie per diventare una grande società”.
Sarà una Serie D sulla carta molto più impegnativa degli anni passati. Lei che idea si è fatto?
“Onestamente bastano i nomi per far capire che quest’anno la Serie D è difficile anche se onestamente lo è sempre stata. Prima del Catania ci sono state altre squadre come Palermo e Bari. Ci sono sempre state società come il Lamezia, la Cavese e il Licata. Non è un torneo facile, tutt’altro. Su 20 squadre solo una sale di categoria. E se guardi il novero delle partecipanti di quest’anno in teoria vince il Catania però ce ne sono tante che comunque hanno veramente fatto bene. E’ un torneo difficile anche in chiave salvezza, durissimo con tantissime calabresi e siciliane. Quindi di sicuro sarà un campionato da battaglia per i vari obiettivi”.
La presenza di una realtà come quella del Catania, seppur ancora in fase di costruzione, che tipo di effetti porta al torneo in generale?
“Sicuramente una visibilità diversa rispetto a quello che comunque ha già il girone della Serie D. Arriva una piazza che negli ultimi 20 anni ne ha fatti circa 8 di Serie A e che riesce a muovere massa e calore importanti. Quindi di sicuro l’arrivo del Catania in questa categoria dà grandissima visibilità a tutti sotto l’aspetto mediatico. E incredibilmente alza anche il tasso della qualità perché chiunque vuole vincere deve confrontarsi con una grandissima realtà come quella del calcio a Catania anche se è al suo primo vagito. Però malgrado il Catania sia a una ripartenza già solo il nome credo che nel mondo del calcio basti per giustificare tante e tante cose”.
Lei ha grande esperienza calcistica nel dilettantismo e conosce a menadito il campionato e i talenti che lo costituiscono. Quali sono i segreti per vincere?
“Non credo che esista un segreto, nel calcio non ce ne sono. Nel calcio ci sono il lavoro, l’organizzazione, la perseveranza e la costanza. Sono tutti gli elementi che possono portare a vincere. Pochi segreti ma tanto lavoro, tanta organizzazione, tanta ricerca e tanto sviluppo. È la somma di molteplici fattori che forse qui al sud non riusciamo a mettere insieme. Questi danno i risultati a breve o a media scadenza. Ci mancherebbe, però è l’insieme di tanti fattori, nessun segreto”.
La Sicilia ha bisogno di un rilancio a livello calcistico: Palermo, Catania, Messina, Trapani… il Ragusa tra queste realtà dove lo colloca? Quali gli obiettivi a lunga gittata? Coltivabile il sogno di un salto nel professionismo?
“La Sicilia ha sicuramente bisogno di un rilancio importante a livello calcistico a partire dalle più grandi piazze, Catania e Palermo, che adesso è in B ed è bello vedere la sua rinascita in un paio di anni. Il Catania in Serie D è un grandissimo dolore. Messina è un’altra piazza importantissima. Però a me manca tanto l’organizzazione in questa regione e la stabilità. Ecco perché è difficile far bene. Il Ragusa lo colloco dove lo ha già piazzato la storia. È vero che negli ultimi 10 anni si è vissuto un momento di appannamento generale nel calcio. Però credo che prima di questi anni il Ragusa abbia fatto tanti campionati professionistici e tantissimi dilettantistici. Quindi credo che per quel che riguarda le categorie a cavallo tra la Serie D e quella che prima era la C2 il Ragusa ha il suo passato e la sua storia. Speriamo che torni a fare cose importanti. Coltivabile il sogno del professionismo? Probabilmente si, se a Ragusa per 4/5 anni rimarranno questi imprenditori e questa società perché no. Se poi ci fosse anche la volontà politica perché no. Ragusa è una città piena di strutture calcistiche. È una città ricca e organizzata però nel calcio per andare verso altri lidi con il professionismo serve la volontà di tutti. Solo così si può arrivare a determinati obiettivi. Ma posso affermare che il Ragusa, se continua su questa strada, potrebbe anche farcela nell’arco di un paio di anni”.
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