Ai microfoni di TuttoCalcioCatania.com l’ex Amministratore Delegato degli etnei Sergio Gasparin ha analizzato le tematiche principali riguardanti il Catania SSD focalizzandosi soprattutto sul settore dirigenziale, lo staff tecnico e la rosa allestita con una riflessione finale sulle strutture di Torre del Grifo e lo stadio “Angelo Massimino”.
Direttore, il club etneo è ripartito dal Pelligra Group, prima proprietà straniera del sodalizio rossazzurro. Condivide la scelta dell’amministrazione comunale?
“Ho sempre sostenuto che la cosa veramente importante da analizzare non fosse tanto il nome o la provenienza del gruppo o dell’imprenditore interessato al Catania ma bensì il singolo progetto, cioè quanto effettivamente ed in che modo si volesse investire nel rilancio del calcio cittadino. Rispetto agli altri competitor immagino che questa nuova proprietà abbia offerto le migliore garanzie tanto da un punto di vista economico quanto progettuale. Ovviamente adesso bisognerà mettere in pratica tutte le proposte indicate nella manifestazione d’interesse ma, considerando le operazioni condotte finora dalla nuova società, tutto lascia presagire verso un futuro decisamente radioso.”
Riguardo alle scelte dirigenziali, che ne pensa dell’organigramma societario composto da Luca Carra (DG), Antonello Laneri (DS) e Giovanni Ferraro (allenatore)?
“Non conosco personalmente Giovanni Ferraro ma chiacchierando con delle persone che lo hanno conosciuto me ne hanno parlato benissimo. Tra l’altro è un allenatore che possiede una grande competenza del campionato di Serie D e che, nella passata stagione, ha pure vinto il torneo di quarta serie con il Giugliano. Insieme al direttore sportivo Antonello Laneri credo che siano i profili giusti per rilanciare il Catania visto che entrambi conoscono benissimo la categoria. In questa stagione il club etneo sarà la grande squadra da battere e sicuramente avrà tutti i favori del pronostico dalla propria parte. Per vincere però bisogna anche avere consapevolezza dei giocatori avversari, degli stadi e degli ambienti nei quali si andrà a giocare, quindi sotto questo punto di vista la presenza di due professionisti esemplari e molto competenti non può che rappresentare una valida garanzia.”
La proprietà sta investendo cospicue risorse economiche ingaggiando diversi giocatori di categoria superiore anche in funzione di una futura partecipazione al torneo di Serie C. Condivide questa decisione?
“Ovviamente credo che le scelte di mercato siano state condivise da tutto lo staff, compreso quindi l’allenatore ed il direttore sportivo. Sicuramente sono arrivati profili di grande spessore come Lodi, Giovinco, De Luca, ecc…, tutti atleti con alle spalle un passato anche piuttosto importante. L’unica incognita è capire se questi giocatori riusciranno a calarsi nel mondo dilettantistico con la giusta mentalità ed atteggiamento. Sicuramente nella scelta dei nomi che compongono la rosa del Catania anche questo argomento è stato trattato abbondantemente e chi di dovere avrà fatto tutte le valutazioni del caso prima di compiere la scelta definitiva. Immagino siano arrivati soltanto elementi che possano ben adattarsi al campionato di Serie D. In ogni caso l’obiettivo fondamentale sarà quello di creare non soltanto una rosa molto competitiva ma anche un gruppo fortemente unito e compatto che possa trarre beneficio dalla presenza di tante professionalità fortemente legate alla maglia rossazzurra. Ritrovare le proprie radici credo sia un aspetto fondamentale quando si parla di rinascita, per cui ad esempio sia Biagianti che Lodi, che ho anche conosciuto personalmente, posso dire per certo che sono fortissimamente legati sia alla maglia che alla città. Ho anche apprezzato la riconferma di Carmelo Milazzo ed Angelo Scaltriti, due professionisti esemplari e di grandissimo valore. Mi sarebbe piaciuto rivedere pure Giorgio Borbone ma evidentemente la società ha preferito virare altrove. In ogni caso la scelta di puntare su tanti elementi storici del ‘vecchio’ Catania non può che giovare a tutto l’ambiente perché questi professionisti hanno sempre dimostrato di avere il club etneo nel cuore.”
Torre del Grifo è attualmente sotto il controllo della curatela fallimentare. Considerando gli ingenti costi di ripristino ed ammodernamento della struttura, a suo modo di vedere sarebbe economicamente più vantaggioso riprendersi il Village oppure costruire ex novo un centro sportivo?
“Dipende tutto dal progetto che ha in mente la proprietà. Se il gruppo Pelligra vuole sviluppare a latere delle attività che possano svolgersi tranquillamente al Village allora la scelta più opportuna sarebbe proprio quella di puntare su Torre del Grifo. Se invece la volontà è quella di puntare soltanto sull’aspetto prettamente calcistico allora Torre del Grifo sarebbe assolutamente sprecato perché quello è un centro polivalente che possiede un insieme di altre strutture che sarebbe davvero delittuoso non sfruttare e che peraltro permetterebbero anche di rientrare parzialmente dai costi di gestione. In ogni caso bisognerebbe sempre tener conto del rapporto costi/benefici visto che il centro sportivo ha estrema necessità di interventi manutentivi – sia straordinari che ordinari – di grande importanza e rilevanza. Pertanto dovranno essere valutate molto attentamente le cifre richieste dalla Curatela.”
Lo stadio “Massimino” è al centro di un progetto di restyling i cui lavori dovrebbero incominciare tra qualche settimana. Proiettandoci più in là nel futuro lei sarebbe più propenso ad una ristrutturazione radicale del vecchio “Cibali” oppure opterebbe per la costruzione di una nuova arena magari in una zona un po’ più defilata della città?
“Ritengo che il rinnovamento delle infrastrutture calcistiche italiane non sia più procrastinabile perché il pubblico moderno è molto più esigente rispetto al passato. Non è più possibile assistere ad una gara sotto le intemperie, ma bisogna garantire ai tifosi il giusto comfort, offrendo loro tutta una serie di servizi collaterali anche legati solo marginalmente alla partita. Gli stadi inoltre dovranno essere molto più efficienti sul piano economico, garantendo introiti importanti non soltanto durante la singola gara. È impensabile sostenere i costi di una struttura che rimane totalmente inattiva per quattordici giorni per poi attivarsi solamente un giorno e pure per pochissime ore. Lo stadio dovrebbe diventare una struttura attiva durante tutto l’anno. L’ubicazione non credo sia rilevante o comunque è un aspetto nettamente marginale rispetto agli altri argomenti. Anche sulla tipologia di struttura da realizzare non ho alcuna preferenza visto che ci sono tanti esempi sia di strutture che hanno subito un restyling totale mantenendo però la struttura originaria, sia realtà che invece hanno costruito uno stadio ex novo. Non credo quindi che ci si debba porre dei vincoli sull’ubicazione o sull’eventuale scelta di mantenere le radici del “Massimino”. La cosa più importante sarà realizzare un impianto sportivo che metta il tifoso al centro della scena attraverso uno stadio moderno, operativo e funzionale.”
Si ringrazia Sergio Gasparin per la cortesia, la disponibilità ed il tempo concesso per l’intervista.
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