La storia di Ebrima Darboe diventa un mini-documentario. “Rome’s adopted son” (“Il figlio adottivo di Roma”), è il titolo dello speciale dedicato al centrocampista della Roma realizzato per FIFA+, la piattaforma gratuita recentemente lanciata dalla federazione calcistica internazionale. Il giovane centrocampista giallorosso (classe 2001) racconta la sua esperienza, spiegando com’è arrivato in Italia: “Io sono partito per l’Italia senza avvisare i miei genitori, perché se lo avessero saputo non mi avrebbero lasciato andare, ero molto giovane. Ma ho deciso di partire per cercare una vita migliore. Ero partito col pallone perché mi piaceva sempre avere il pallone, di giocare, ma nel viaggio è durato poco. Io nemmeno al mio nemico peggiore consiglierei di intraprendere questo viaggio. In Gambia sentivo dire ‘Vedi questo è partito, ora è in Italia, quest’altro è in Spagna’. Ma non pensavo che fosse così pericoloso. Poi una volta che parti, sei dentro, tornare è impossibile. A Catania mi hanno portato subito in una casa-famiglia. Dietro c’era lo stadio di Catania. Io stando in camera, dalla finestra vedevo il campo lì accanto. Stavo lì e pensavo ‘Oh, chissà, magari un giorno giocherò lì in prima squadra”. Successivamente, invece, venne trasferito in una casa famiglia a Marciano della Chiana (provincia di Arezzo) per poi approdare allo Young Rieti, squadra amatoriale. Dopo essere stato affidato a un assistente sociale, ha continuato il suo percorso formativo fino ad arrivare a un provino con la Roma, che lo ha tesserato, fatto studiare al liceo sportivo e cresciuto.
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