Ai microfoni di TuttoCalcioCatania.com l’ex esterno offensivo del Catania Andrea Russotto ha rivissuto il proprio percorso ai piedi dell’Etna, riflettendo anche sulla stagione conclusa nei mesi scorsi ed il futuro del club targato Ross Pelligra. Infine non poteva mancare un pensiero su un suo eventuale ritorno nel club dell’Elefante.
Andrea, con il Catania hai totalizzato più di 130 presenze diventando uno dei giocatori più amati dalla tifoseria durante questi infausti anni di Serie C. Quando arrivasti nel 2015 ti saresti mai aspettato di instaurare un legame così profondo con questa città e la sua gente?
“Sinceramente no. Ad essere onesti dico che, quando arrivai nel 2015, il mio trasferimento in Sicilia fu piuttosto improvviso dato che soltanto qualche settimana prima avevo firmato un contratto con la Salernitana in Serie B. Il Catania però mi aveva cercato e voluto fortemente per più di un mese, per cui alla fine accettai con entusiasmo la proposta del club etneo. Con estrema sincerità però posso dire che al momento della firma non mi sarei mai aspettato di legarmi così tanto a questa città, quindi il mio rapporto con la piazza etnea è stato molto spontaneo, sincero ed assolutamente imprevedibile e proprio per questo è tutto ancora più bello e profondo. Catania ormai è la mia seconda casa ed io mi sento un catanese a tutti gli effetti. Come tanti altri calciatori per poter intraprendere questa professione sono stato ‘costretto’ ad allontanarmi dai miei affetti e dalla mia famiglia sin da ragazzino, per cui riuscire a considerare un’altra città la propria nuova casa credo sia un traguardo importantissimo, o perlomeno lo è per me. Catania mi ha dato tanto sia da un punto di vista professionale che personale. Qui ho avuto modo di conoscere ed apprezzare una piazza molto importante con dei tifosi assolutamente fantastici che mi sono entrati nel cuore. Inoltre mia moglie è catanese, io mi sono sposato qui a Catania, in questa meravigliosa città è nato il mio primo figlio ed anche la mia secondogenita nascerà qui. Per tutte queste ragioni Catania è stata e sarà sempre una tappa fondamentale della mia vita, tanto sportivamente quanto sentimentalmente.”
Poco fa hai parlato del fatto che la Salernitana ti avesse fatto firmare un contratto poco prima di cederti al Catania. Come mai secondo te i granata cambiarono idea?
“Arrivai a Salerno dopo alcune ottime stagioni disputate con il Catanzaro (16 gol e 18 assist in 84 partite) firmando un contratto di un anno. Con il club granata disputai tutto il ritiro estivo e giocai anche due partite di Coppa Italia prima di essere ceduto. Non so come andarono di preciso le cose ma credo che, anche per scelte dell’allenatore, la società campana decise di tornare sul mercato e, siccome generalmente ad ogni entrata deve corrispondere un’uscita, la proprietà decise di cedere quegli uomini che avevano più richieste. Io arrivai a Catania insieme a Caetano Calil, altro mio compagno di squadra là a Salerno, anche se posso dire che altre due squadre molto importanti del Girone C si erano fortemente interessate a me. A quel punto tutto dipendeva dalla mia volontà e così scelsi di venire in Sicilia.”
Tra le circa 20 reti refertate in rossazzurro qual’è quella che ti ha fatto emozionare di più?
“Oltre alla mia prima rete realizzata contro l’Ischia (27 Settembre 2015), il gol che ricordo in assoluto con più emozione è stato quello contro il Lecce del 9 Settembre 2017. Noi venivamo da due giornate non propriamente positive avendo pareggiato in casa con il Fondi (1-1) e perso con la Casertana in trasferta (1-0). Quella gara al cospetto del Lecce era quindi molto delicata perché, anche se eravamo soltanto ad inizio stagione, dovevamo vincere per rimetterci in carreggiata. Tra le altre cose in quella partita lo stadio trasudava di passione con oltre dieci mila persone sugli spalti e, fortunatamente, noi rispondemmo alla grande superando per 3-0 il Lecce che a fine anno si laureò campione. Nonostante quell’annata si concluse in malo modo per noi, a livello personale quella partita e la mia rete, che tra l’altro fu la mia prima marcatura della stagione, sono dei ricordi che non potrò mai dimenticare.”
Perché a fine anno (2018) andasti via?
“Quella di andare via non fu assolutamente una scelta mia ma una decisione presa dal direttore Lo Monaco. Io stavo benissimo a Catania e peraltro avevo ancor un altro anno di contratto. Ad inizio stagione però mi venne comunicato di non rientrare più nei piani societari e così fui costretto, seppur molto a malincuore, a trovarmi un’altra sistemazione.”
A tuo modo di vedere cosa è mancato al Catania per centrare il tanto agognato salto di categoria?
“Al di là di tutto credo che il Catania abbia vissuto anni di Serie C piuttosto complicati e tormentati. I primi due anni il club ha subito delle penalizzazioni piuttosto pesanti. Consequenzialmente fin quando ci sono stato io il club etneo non ha mai potuto gareggiare alla pari con le altre squadre eccezion fatta durante la mia terza stagione quando sfiorammo la promozione diretta in Serie B arrivando secondi ma a pochissimi punti di svantaggio dal Lecce. Poi nei successivi spareggi perdemmo in semifinale ai calci di rigore contro il Siena, per cui credo che anche la fortuna non abbia propriamente sorriso ai colori rossazzurri. Sugli anni successivi non posso esprimermi perché non li ho vissuti in prima persona ma credo che i problemi economici possano aver influito su tutto il resto.”
Parlando invece della stagione appena trascorsa, quanto è stato difficile andare avanti e come mai quasi nessuno, pur potendolo fare, ha abbandonato il club durante il mercato di riparazione?
“L’anno appena concluso è stato parecchio duro e difficile soprattutto dal punto di vista mentale. Ogni settimana ci arrivavano notizie negative che non ci permettevano di rimanere sereni e tranquilli al 100%. Sul perché quasi nessuno di noi abbia deciso di abbandonare la nave credo che il merito sia di mister Baldini e del direttore Pellegrino che hanno svolto un lavoro assolutamente eccezionale, contribuendo in maniera fondamentale alla creazione di un gruppo molto unito e coeso che, nonostante tutti i dubbi, le difficoltà e la mancanza di certezze (compresi anche gli stipendi) ha sempre voluto andare avanti anche per il bene dei tifosi. Diciamo quindi che tutti quanti, dal mister al direttore, passando per noi giocatori e tutti i collaboratori abbiamo dato il massimo facendo il possibile per concludere nel migliore dei modi questa stagione.”
Tralasciando i problemi societari, come mai quest’anno non sei riuscito a incidere come nella seconda metà della stagione ‘20/21?
“Non voglio assolutamente muovere critiche o fare polemiche nei confronti del mister, però credo che la mancanza di continuità mi abbia un po’ penalizzato. Entrare a gara in corso e riuscire ad incidere è sempre molto complicato. A volte si riesce nell’intento altre volte no, quindi rispetto alla stagione del mio ritorno credo che la netta differenza di rendimento sia dipesa proprio da questa discontinuità nel minutaggio. La mia però non vuole essere una critica nei confronti dell’allenatore o del suo operato perché ritengo che le scelte tecniche effettuate da mister Baldini siano state intraprese sempre e solo per il bene del Catania e poi chi ha giocato al mio posto, come ad esempio Simone (Russini), ha strameritato di farlo, quindi da professionista ho accettato la situazione e mi sono sempre messo a disposizione cercando di farmi trovare pronto quando necessario.”
Volgendo lo sguardo all’attualità, che impressione ti ha fatto il gruppo Pelligra?
“Come ho potuto constatare personalmente durante la Giornata dell’Orgoglio Rossazzurro, la cosa più importante che finora questa nuova proprietà è riuscita a fare è stato l’aver riportato gioia e ridato speranza ad una piazza che negli ultimi tempi aveva ingoiato soltanto bocconi amari. Innanzitutto al gruppo Pelligra va dato il merito di aver permesso alla città di Catania di tornare nuovamente a parlare di calcio nonostante, a livello globale, la situazione economica non sia delle più floridi. Ross Pelligra ha avuto il coraggio di scommettere su questa piazza e questo club, investendo i propri soldi e creando i presupposti per costruire un grande futuro. Adesso non resta che lasciare lavorare la nuova proprietà focalizzando finalmente l’attenzione soltanto sul campo e su tutti gli altri aspetti sportivi, che poi sono l’unica cosa che fondamentalmente dovrebbe interessare di una squadra di calcio.”
Cosa ci sarà nell’immediato presente e nel futuro prossimo di Andrea Russotto? Hai già ricevuto offerte in merito alla prossima stagione?
“Posso dire che ci sono stati dei contatti con alcune squadre sia di Serie C che di D ma io ho espresso più volte il desiderio e la volontà di rimanere in questa città, di vestire nuovamente la maglia rossazzurra e magari costruire insieme a questi colori un progetto importante. Se ciò non fosse possibile insieme al mio agente stiamo comunque valutando e riflettendo su tutte queste altre opportunità. Su cosa farò una volta appesi gli scarpini al chiodo invece non posso rispondere perché per il momento mi sento ancora un calciatore in grado di poter dare il proprio contributo, per cui fin quando ci riuscirò non penserò a nient’altro che non sia il campo. Contatti con il nuovo Catania? Per il momento nessuno della società mi ha contattato ma ribadisco la mia massima disponibilità e volontà di giocare con il Catania. Credo comunque che in questo momento la nuova proprietà debba pensare a tante cose e completare tutti gli step burocratici necessari per poi focalizzare le loro attenzioni sull’aspetto tecnico-sportivo. Scendere in Serie D per il Catania non mi spaventa assolutamente. L’ho ribadito lo scorso 9 Aprile e lo faccio anche oggi: per i colori rossazzurri io ci sarò sempre perché oltre che essere stato un calciatore, mi sento a tutti gli effetti un tifoso del Catania e se non mi sarà concessa la possibilità di ritornare seguirò sempre con grande passione ed affetto il percorso di rinascita e risalita di questi splendidi colori.”
Si ringrazia Andrea Russotto per la cortesia, la disponibilità ed il tempo concesso per l’intervista.
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