Intervistato da TuttoCalcioCatania.com Umberto Calaiò, fratello dell’ex calciatore rossazzurro Emanuele e noto procuratore e dirigente sportivo, ha espresso la propria opinione in merito alle vicende del Calcio Catania, analizzando sia il fallimento del club che la mancanza di potenziali acquirenti disposti quantomeno a salvarne storia, categoria e titolo sportivo. Spazio poi a delle riflessioni sulle possibili incognite che la nuova realtà calcistiche catanese potrebbe incontrare in Serie D e sull’esperienza di Mirri all’interno del Palermo FC, ripartito qualche anno fa proprio dalla D e adesso militante in B.
Che idea si è fatto degli eventi che hanno portato al fallimento del Calcio Catania?
“Ormai erano troppi anni che si navigava a vista o comunque si procedeva senza avere una certa progettualità. Negli ultimi tempi poi le condizioni si erano ulteriormente aggravate con anche la COVISOC e tutti i vari organi di controllo che avevano sempre i fari puntati sul Catania, pertanto l’epilogo finale non mi ha sorpreso. Catania è stata solo l’ultima delle grandi piazze che hanno vissuto un fallimento. Potrei citarne molte altre come Parma, Napoli, Firenze, Bari, la stessa Palermo e credo che in futuro se ne potrebbero anche aggiungere delle altre. Purtroppo quando si commettono degli errori e magari si retrocede di una o addirittura due categorie non è semplice venirne fuori e risalire. Inizialmente c’è stato un tentativo da parte della SIGI di provare a realizzare l’impossibile, riuscendo quasi a vendere una società fortemente indebitata, ma alla fine tutto questo non si è materializzato. Diciamo che il vecchio Catania era come un malato terminale al quale hanno allungato l’agonia. Non si poteva pensare di risolvere la situazione facendogli prendere delle semplice aspirine ma sarebbe servito qualcosa di molto più forte e potente, immettendo un enorme liquidità, altrimenti la fine, che poi si è comunque concretizzata, sarebbe stata davvero ineluttabile. Anche se fa ancora molto male, adesso bisognerebbe guardare soltanto al futuro sperando che il nuovo Catania possa essere rilevato da una società sana, nuova, con persone seria alla guida e che abbia un progetto tecnico davvero congruo alla piazza.”
L’ha sorpresa l’assenza di investitori disposti a salvare il titolo sportivo del club? Ritiene che stavolta, azzerando tutto e ricominciando da capo, ci sia la concreta possibilità di ripartire?
”Anche in questo caso devo ammettere di non essere stato molto sorpreso perché purtroppo oggi giorno viviamo in un mondo molto spietato e caratterizzato, soprattutto a livello imprenditoriale, da tanti speculatori. Adesso che si dovrà ripartire da zero mi auguro che possa esserci davvero qualcuno disposto a rilanciare il calcio ai piedi dell’Etna. Per quello che ho letto e sentito credo che saranno tante le manifestazioni di interesse. Per il bene di Catania e del Catania vorrei qualcosa di più rispetto ai nomi che ho sentito finora perché questa città ha necessità di un progetto tecnico di grandissimo livello, allestendo squadre molto importanti attraverso investimenti consistenti e non so se gli imprenditori che attualmente si sono manifestati, per quanto lodevoli ed ammirevoli nell’intento, possano effettivamente realizzare tutti i sogni ai quali ambisce questa piazza e che senza alcun dubbio meriterebbe. Nutro comunque la massima fiducia perché, a mio modo di vedere, Catania è molto più che appetibile. Non mi stupirei assolutamente se da qui a sabato ci fosse qualche possibile sorpresa, manifestandosi figure di spicco e di grande rilevanza.”
Da esperto conoscitore dei campionati dilettantistici quali potrebbero essere le insidie che il nuovo Catania potrebbe trovare e cosa servirebbe per ritornare immediatamente tra i professionisti?
”Ovviamente quando si parte da zero le insidie sono sempre dietro l’angolo per cui secondo me per prima cosa si dovrebbe lavorare in silenzio, senza grossi proclami ma facendo parlare soltanto i fatti e lavorando davvero sodo. Sarà poi molto importante calarsi tutti, specialmente a livello mentale, nella nuova categoria. Se si vorrà uscire dal calcio dilettantistico sarà molto importante accettare il fatto di dover fronteggiare squadre provinciali o comunque non di primo piano rispetto invece ai fasti del recente passato. Si dovrà badare molto al sodo accettando la nuova situazione con umiltà e rimanendo sempre vicini alla squadra anche negli eventuali momenti di difficoltà. Il mio auspicio è che anche all’interno della tifoseria si sviluppi l’idea della rinascita e quindi quella di una ripartenza dal basso, cioè dal massimo campionato dilettantistico e quindi affrontando squadre non professionistiche, attraverso un calcio magari non spettacolare ma efficace e senza rivangare il passato o contestare e mettere pressione alla nuova proprietà se magari le cose non dovessero andare per il verso giusto. Sulla costruzione della squadra invece sarà fondamentale che la proprietà non lesini le proprie forze, allestendo un organico molto importante e pronto per vincere il campionato. Dovranno essere inseriti ovviamente gli uomini giusti al posto giusto con un direttore che ad esempio conosca molto bene il campionato di Serie D ed un allenatore altrettanto abile e preparato. Come organigramma societario immagino un direttore generale di grande esperienza e già vincente tra i dilettanti che ovviamente coordini l’intera società mentre magari il direttore sportivo può anche essere un giovane emergente che però abbia comunque calcato e fatto bene all’interno del contesto dilettantistico, reperendo così sul mercato i giocatori più adatti per la piazza etnea non soltanto a livello tecnico ma anche mentale e caratteriale.”
Da palermitano l’ha sorpresa la vittoria del Palermo nei playoff di Serie C e, a suo modo di vedere, il modus operandi del presidente Mirri dovrebbe essere preso come modello anche per le altre realtà siciliane?
”Per come si è sviluppata la fase iniziale della stagione con mister Filippi in panchina la vittoria dei play-off è stata sicuramente una grandissima sorpresa ed è un fatto abbastanza inaspettato. Peraltro analizzando la struttura tecnica ed organizzativa di altre società come ad esempio Catanzaro e Padova era chiaro che il Palermo non partiva come una delle grandi favorite per la vittoria finale degli spareggi. Tuttavia l’arrivo di Baldini – sottolineo fli straordinari valori etici e morali – e la concomitanza della trattativa con il City Group ha nuovamente risvegliato l’entusiasmo all’interno della piazza, per cui anche, e forse soprattutto, a livello psicofisico l’intero ambiente è riuscito a superare i propri limiti raggiungendo una continuità di rendimento che ha reso possibile giungere ad un traguardo tanto complesso quanto meritato. Probabilmente questi playoff non li ha vinti la squadra con il maggior tasso tecnico ma quella che a livello di gruppo e di condizione psicofisica ha mostrato più forza. L’esperienza di Mirri può essere un modello da seguire non soltanto sotto il profilo strutturale, organizzativo e comunicativo, ma soprattutto sul piano passionale, visto che erano da tanti anni che un imprenditore palermitano non si poneva alla guida della società. Ovviamente pur non avendo possibilità economiche illimitate, Mirri è sicuramente un imprenditore da ammirare perché essendo lui palermitano oltre che un tifoso rosanero aveva sicuramente tutto da perdere e poco da guadagnare acquistando il Palermo ma nonostante questo prima del fallimento aveva anche provato a salvare la società, rimettendoci pure dei soldi. Successivamente ha preso la squadra in serie D è l’ha riportata tra i professionisti senza mai promettere l’impossibile e mantenendo serietà, sincerità e schiettezza dicendo sempre di possedere risorse limitate e di non poter proseguire oltre un certo percorso. Auguro quindi che anche al Catania possa arrivare un personaggio come Mirri in termini di senso di appartenenza, passione ed amore per i colori rossazzurri, ma soprattutto spero che sia una persona seria e sincera, che non prenda in giro la tifoseria ma che dica le cose come stanno e quali siano le proprie reali potenzialità.“
Si ringrazia Umberto Calaiò per la cortesia, la disponibilità ed il tempo concesso per l’intervista.
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