Salvo Giuffrida, giornalista di ‘FreePressOnline’, è intervenuto ai nostri microfoni parlando della situazione calcistica a Catania e delle novità emerse in questi giorni.
Cosa ne pensi degli interessamenti per un nuovo Catania paventati nelle ultime ore?
“Non nutro speranze su chi si manifesta con una serie di e-mail ad una redazione piuttosto che ad un’altra. Non è un atteggiamento serio. Se si vuole comunicare un qualcosa di concreto non è il canale giusto. Perlomeno penso che una conferenza stampa sia più idonea. Dico di più secondo me qualcuno si è fatto solo pubblicità”.
Il tempo dell’attesa sta per terminare, cosa dobbiamo aspettarci secondo te? La verità più grande, forse, è che la differenza la faranno le professionalità coinvolte nei vari progetti che si proporranno.
“Bisogna avere pazienza, cosa che questa città non ha. Alla scadenza del bando del Comune, qualcuno avrà presentato la propria manifestazione d’interesse, ma per conoscere un eventuale proprietario della squadra di calcio dovremmo attendere ancora qualche settimana, quando la Figc dirà la parola definitiva. Si valuteranno in un bilancino la capacità economica e le qualità professionali specifiche in campo calcistico delle persone chiamate nei vari progetti. Quindi con soldi e senza professionisti o con quest’ultimi e con pochi soldi, il Comune farebbe bene a non assegnare il titolo. Si deve ripartire con un progetto serio in caso contrario meglio uno o più anni senza calcio”.
Da più parti ci si è interrogati sulle potenzialità della città. Tu che ne pensi di questo?
“Catania al momento ha poche potenzialità riconosciute. C’è poca produzione e quella presente arranca e disinveste. Mi riferisco alla Pfizer che ha contratto ulteriormente la sua forza lavoro. La Intel, invece, ha dirottato altrove. Solo il turismo, peraltro non supportato da adeguate infrastrutture, come i collegamenti, non basta. Lo sport, come il calcio, progredisce bene in territori ricchi e produttivi e ne sanno qualcosa nelle lande piemontesi e lombarde. Prima ammettiamo ciò e ci sbracciamo realmente a rivalutare il territorio prima potremmo pensare di fare i salti di qualità, anche nel calcio”.
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