ESCLUSIVA – Spolli: “Il Catania appartiene ai tifosi. In Sicilia gli anni migliori della mia vita. Quando retrocedemmo in B…”

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Contattato telefonicamente dalla nostra redazione, l’ex difensore Nicolas Spolli ha ripercorso la propria avventura alle pendici dell’Etna analizzando le sei stagione consecutive disputate alle pendici dell’Etna. Il centrale italo-argentino ha esternato poi il proprio pensiero sulle scelte societarie intraprese nell’ultimo campionato di Serie A definite “assolutamente sbagliate”. Spazio infine alle riflessioni in merito al proprio ritiro dal calcio giocato e sulle ultime vicende del Catania Calcio.

Nicolas, sei rimasto a Catania per sei stagioni consecutive. Cosa hanno rappresentato per te i colori rossazzurri?
Catania è stata per me un’esperienza davvero unica ed irripetibile. Il pubblico sugli spalti, la gente, la città è stato tutto fantastico, per cui posso affermare con assoluta certezza che alle pendici dell’Etna ho trascorso gli anni migliori della mia vita e carriera qua in Italia.

Con il Catania hai totalizzato oltre 150 presenze tra Serie A e B, ma qual è in assoluto la gara che ti ha fatto emozionare maggiormente?
Tante partite mi hanno fatto emozionare ma forse quella che più di tutte mi è rimasta nel cuore è stata la sfida interna contro il Bologna durante il campionato ‘09/10. Stavo disputando la mia prima stagione in Italia e quella era la prima partita del nuovo anno. Fu una gara per così dire stregata nella quale noi producemmo tanto senza però finalizzare. Poi, verso la fine del secondo tempo, sugli sviluppi di un calcio d’angolo svettai di testa e spedii il pallone in fondo al sacco. Quella fu la mia prima rete in Serie A che peraltro ci permise anche di agguantare i tre punti e dare continuità alla vittoria di Torino contro la Juventus. Diciamo quindi che per una serie di circostanze quella al cospetto dei rossoblu è la gara che ricordo con più emozione e soddisfazione.

C’è un ex compagno di squadra al quale sei particolarmente legato?
Sostanzialmente ho legato con tutti i miei vecchi compagni di squadra, sebbene con Izco e Maxi Lopez io abbia instaurato un legame molto più profondo intraprendendo un rapporto di vera e sincera amicizia. Tra l’altro con Maxi abbiamo anche giocato insieme a Crotone conquistando la seconda storica promozione del club calabrese in Serie A, quindi in quel contesto ci siamo affiatati ancora di più.

Come mai, a tuo modo di vedere, quasi tutti gli argentini arrivati al Catania sono riusciti ad ambientarsi così facilmente alle pendici dell’Etna?
Molto semplicemente credo che l’ambiente catanese sia molto simile a quello argentino. Il tifo, il calore della gente e soprattutto il modo di vivere è del tutto identico a quello del mio Paese. Penso che sia stata proprio questa la carta vincente affinché, nonostante svariate migliaia di chilometri di distanza, l’intera colonia argentina del Catania si sia sentita letteralmente come a casa.

I problemi del Calcio Catania incominciarono durante quella sciagurata annata ‘13/14 e la conseguente retrocessione in Serie B. Cosa non funzionò in quella stagione all’interno della squadra/società?
Con tutta onestà dico che nel corso di quella stagione non funzionarono tante cose. Noi giocatori ci abbiamo sicuramente messo del nostro e quindi anche noi abbiamo una parte di colpa, però i problemi maggiori si sono riscontrati principalmente a livello societario. La proprietà ha intrapreso delle scelte che si sono rivelate assolutamente sbagliate. L’ultimo anno di Serie A fu senza alcun dubbio molto difficile, complicato e particolare ma, a mio avviso, l’anno dopo in Serie B la situazione peggiorò nettamente acuendo le nostre difficoltà. Credo che tutti debbano assumersi le proprie responsabilità, pertanto sia noi, intesi come calciatori, che la stessa società in quel periodo non hanno minimamente reso e funzionato. Vorrei però precisare l’assenza totale di malumori o spaccature all’interno dello spogliatoio, anzi noi giocatori siamo sempre rimasti uniti. Considerando che la maggior parte di quel gruppo squadra arrivava da una stagione strepitosa in Serie A (8º posto con 58 punti conquistati), ritengo che sul discorso retrocessione non abbia influito tanto la qualità della rosa quanto altri fattori.

Prima di appendere gli scarpini al chiodo fosti ad un passo dal rivestire la casacca rossazzurra. Ti sei un po’ pentito di quella decisione?
Assolutamente no. Non mi sono pentito di quella scelta perché non me la sentivo più di giocare e così ho intrapreso un altro percorso che comunque mi sta rendendo molto felice. Feci una scelta di cuore evitando di prendere in giro una piazza che amo e che avrebbe meritato il miglior Spolli possibile ma io avevo ormai staccato la spina.

Avresti mai pensato che il club etneo sarebbe potuto fallire e cosa ti auguri per il futuro?
Sinceramente no e sono molto rammaricato per tutto quello che è successo. Mi dispiace davvero tantissimo. Spero però che questa brutta situazione possa risolversi per il meglio rivedendo, nel più breve tempo possibile, il Catania nuovamente in Serie A. Un saluto a tutti i tifosi del Catania che sono il vero cuore pulsante di questa squadra. Questo club appartiene soltanto a voi e a nessun altro.

Si ringrazia Nicolas Spolli per la cortesia, la disponibilità ed il tempo concesso per l’intervista.

 

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