Interpellato telefonicamente dalla nostra redazione l’ex segretario generale della FIH (Federazioni Italiano Hockey) e FIDAL (Federazione Italiana di Atletica Leggera), attuale presidente della Fondazione Sport City, Fabio Pagliara ha analizzato diversi argomenti del recente passato, sottolineando le differenze strutturali tra il modello societario portato avanti dalla SIGI e l’originario progetto ideato insieme a Maurizio Pellegrino. L’esperto dirigente sportivo ha poi espresso il proprio pensiero sul comportamento tenuto dalla Federazione in merito alla “vicenda Catania” e si è detto abbastanza ottimista in merito al futuro, auspicando l’arrivo di possibili imprenditori o gruppi fortemente interessati a risollevare le sorti del club rossazzurro. Spazio infine a delle riflessioni in merito all’avviso pubblico redatto dall’amministrazione comunale e all’ingresso della tifoseria all’interno della nuova società.
Dott.Pagliara partiamo innanzitutto dal recente passato. Insieme al direttore Pellegrino lei è stato uno dei promotori del comitato che poi ha dato origine alla SIGI. Qual era il progetto originale e cosa non ha funzionato all’interno della controllante del Calcio Catania?
“L’idea portata avanti in quel momento insieme a Maurizio era quella di un’azionariato diffuso con l’obiettivo di creare una società innovativa basandosi sull’internazionalizzazione del brand, crowdfunding, marketing territoriale e tante altre idee che potessero rendere il Catania un nuovo modello da seguire per tutte quelle realtà calcistiche non presenti in massima serie. Quel progetto di partenza non è stato perseguito decidendo invece di intraprendere un percorso molto diverso e che, a mio modo di vedere, difficilmente avrebbe prodotto risultati. Il modello scelto dalla SIGI dunque è stato radicalmente mutato rispetto all’idea originaria anche se ritengo che il più grande errore della vecchia controllante sia stato quello di non aver ceduto a Tacopina. In ogni caso non conosco nel dettaglio tutte le questioni interne alla società quindi non posso esprimere giudizi in tal senso, sebbene ritenga che il modello di sviluppo scelto non fosse adeguato al potenziale che si sarebbe potuto sviluppare. Detto ciò questi discorsi ormai rappresentano il passato pertanto ritengo sia molto più produttivo guardare avanti ed evitare di rivangare le negatività vissute negli ultimi otto anni. Io personalmente sto proponendo a vari imprenditori e fondi di rilanciare il calcio in città per cui ritengo sia anche controproducente evidenziare gli errori fatti in passato. Credo che da qui al 18 Giugno ci siano dei presupposti favorevoli affinché qualcosa accada.”
A proposito del prossimo futuro, crede che stavolta si presenteranno in tanti per rilanciare il calcio in città?
”Diciamo innanzitutto che l’assenza totale di imprenditori disposti a salvare il titolo sportivo e la categoria (Serie C) mi ha stupito e non poco. Io credevo fermamente che, grazie alle presenza dei soli debiti sportivi, qualcuno di serio sarebbe arrivato. Purtroppo ciò non è accaduto e, a mio modo di vedere, chi avrebbe potuto salvare il titolo sportivo ed invece ha preferito non partecipare al bando ha commesso un gravissimo errore. Parlando invece della situazione attuale, per quelli che sono i rumors ed i contatti diretti che ho avuto, molti hanno già declinato l’invito a partecipare. Questi comunque sono discorsi molto complessi che inanellano peraltro un’ampia serie di fattori. Ad esempio recentemente il ‘Sole 24 Ore’ ha posizionato Catania oltre il 100º posto nella classifica di vivibilità delle città italiane e questo sicuramente non aiuta ad attrarre gli investitori. La nostra è una città molto complicata che noi tutti amiamo con i suoi pregi e difetti ma in questo preciso momento storico investire economicamente nel nostro territorio non è consigliato da tutti. Nonostante queste difficoltà alla fine credo e spero che qualcuno possa inviare questa fantomatica pec all’amministrazione comunale. Proprio le istituzioni cittadine avranno un ruolo molto delicato dovendo scegliere il progetto migliore solo ed esclusivamente per il bene di Catania e del Catania, senza alcun condizionamento dettato magari da rapporti di amicizia o di natura politica. A tal riguardo nutro la massima fiducia nei rappresentanti comunali che, a mio modo di vedere, sicuramente opteranno per una scelta di alto profilo totalmente scevra da qualsiasi altra considerazione o subordinazione.”
A suo modo di vedere la Federazione avrebbe potuto agire diversamente in merito all’esclusione del Catania dal campionato?
“Dal punto di vista formale posso affermare che Lega e Federazione hanno lavorato nel pieno rispetto delle regole muovendosi anche in relazione alle richieste ed indicazioni della Curatela. Con tutta sincerità però dico che, considerando che la scomparsa del Catania a così poche giornate dal termine abbia non soltanto rappresentato una sconfitta per il mondo dello sport in sè ma anche falsificato e condizionato un po’ il campionato di Serie C, sarebbe stato doveroso trovare una soluzione che salvaguardasse almeno la fine della stagione regolare. Da questo punto di vista, pur essendo certo della massima serietà da parte di tutti e del rispetto assoluto delle regole, forse uno sforzo in più andava fatto sia per salvaguardare il campionato che per il bene della stessa squadra, la quale ha sempre mantenuto la massima serietà e professionalità. Escludo però categoricamente qualsiasi forma di dietrologia o complottismo legata al fatto che le Leghe o la Federazione siano contro la città di Catania o il Catania Calcio. Ritengo anzi che sia interesse di tutti riportare Catania, la Sicilia e più in generale quante più squadre meridionali possibili ai vertici del calcio italiano. A mio modo di vedere bisognerebbe soltanto guardare con un occhio critico agli errori del passato in modo tale da evitare di ricommetterli in futuro.”
Parlando di argomenti più attuali, cosa ne pensa dell’avviso pubblico redatto dall’amministrazione comunale?
“Personalmente lo ritengo un buon avviso e credo sia del tutto in linea con l’operato realizzato in molte altre parti d’Italia. L’unica perplessità riguarda forse la non volontà di istituire una commissione che, a mio giudizio, sarebbe stata invece la scelta migliore da fare. L’amministrazione comunale però ha legittimamente optato per questa strada prendendosi dunque l’intera responsabilità delle decisioni che andranno ad assumere. Come ho già esternato in precedenza, in ogni caso credo che qualsiasi scelta operata dalle istituzioni cittadine verrà portata avanti solo ed esclusivamente per il bene della squadra e della città. Per il resto ritengo congruo ed opportuno l’inserimento di un business plan e di un progetto sportivo di durata quadriennale così come mi piacciono molto i progetti legati al marketing ed allo sviluppo del nuovo brand. Nel complesso ritengo sia un ottimo bando anche se comprendo i dubbi di molti tifosi legati alla possibilità che qualcuno del passato possa rientrare, tuttavia mi sento di dire che a livello prettamente giuridico non si sarebbe potuto agire diversamente. Anche in termini di tutela del vecchio personale purtroppo non sarebbe stato possibile fare altro. Su quest’ultimo aspetto però la stessa amministrazione, come enunciato anche da Paolo Di Caro, seguirà una specifica condotta morale in modo tale che chiunque si presenti o si avvicini al nuovo Catania non si dimentichi di coloro che hanno perso il proprio posto di lavoro e che quindi debbano essere salvaguardati e tutelati. Mi auguro che la grande completezza di questo avviso pubblico possa aiutare il Comune a trovare il soggetto migliore per rilanciare il calcio nella nostra città.”
In merito all’azionariato si aspettava che la decisione fosse lasciata soltanto alla discrezionalità dei futuri proprietari?
“Riguardo all’azionariato innanzitutto ritengo davvero ottima l’iniziativa portata avanti dall’Associazione ‘Catania Rossazzurra’, della quale faccio parte personalmente, che tende a far capire ad un ipotetico investitore come in questa città ci sia effettivamente voglia di camminare fianco a fianco, dando in qualche modo una mano e facendo sì che la tifoseria possa sentirsi nuovamente parte attiva del nuovo Catania. Diciamo che all’interno dell’avviso pubblico anche su quest’ultimo aspetto mi sarei aspettato qualcosa di diverso, non tanto in termini di obbligatorietà quanto più che altro tra i criteri qualificanti. Con onestà intellettuale però dico che, avendo escluso l’obbligo perentorio, anche inserendo il parametro dell’azionariato tra i requisiti qualificanti alla fine questa scelta sarebbe stata comunque una facoltà esclusiva dell’imprenditore, il quale avrebbe deciso a propria discrezione se e quante quote mettere effettivamente a disposizione della gente. In ogni caso sono convinto che un investitore realmente serio aprirà le porte all’azionariato specialmente in una piazza calorosa ed appassionata come quella di Catania, anche se poi non bisogna dimenticare che per rilanciare questo club serviranno ingenti risorse economiche che ovviamente non potranno pervenire dalla tifoseria. Questa piccola quota azionaria, 8-10% che sia, ovviamente non potrà fare la differenza nel programma di rinascita, per cui chiunque arrivi dovrà sviluppare un piano di rilancio a prescindere dalla presenza o meno dell’azionariato anche se, ripeto, a mio avviso alla fine il nuovo proprietario aprirà le porte verso questa forma di unione, aggregazione e sostegno tra città, squadra e tifoseria. In questo momento il modello da seguire sarà molto più semplice di un vero e proprio azionariato popolare o diffuso visto che comunque sarebbe soltanto un singolo soggetto giuridico (imprenditore, gruppo o fondo che sia) a detenere il totale controllo del club. A sua volta questo soggetto metterebbe una piccolissima parte delle proprie quote a disposizione della tifoseria che, ovviamente, avrà più che altro una semplice funzione di supporto e sostegno piuttosto che un vero e proprio controllo diretto. Di base mi sembra un’ottima idea e spero che chi possa rilevare la società porti avanti questo progetto e lo concretizzi.”
Si ringrazia il Fabio Pagliara per la cortesia, la disponibilità ed il tempo concesso per l’intervista.
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