Interpellato telefonicamente dalla nostra redazione, l’ex difensore del Catania Nicola Diliso ha ripercorso il proprio percorso in maglia rossazzurra durante la Serie B 2003/04. Spazio poi ad alcune riflessioni sul futuro ed all’analogia con le vicende che hanno coinvolto il Bari.
Nicola sei stato al Catania soltanto per una stagione ma c’è qualcosa che questa città ti ha trasmesso più di altre piazze?
“Una piazza del Sud calorosa come quella etnea è molto difficile da trovare. Io ho giocato anche al Nord in piazze molto appassionate come Verona e Vicenza ma l’entusiasmo ed il calore che trovi in Sicilia e nel Mezzogiorno in generale non li puoi trovare in altre parti d’Italia. Nonostante io sia rimasto un solo anno, Catania mi è comunque rimasta nel cuore. Durante quella stagione noi disputammo un campionato molto importante sfiorando gli spareggi per la promozione in massima serie e fermandoci a pochissimi punti di svantaggio dalla Fiorentina. Oltre all’aspetto sportivo, mi sono trovato davvero bene in città dunque l’esperienza di Catania per quanto breve è stata indimenticabile.”
Quell’anno vi classificaste al 9º posto sfiorando la Serie A. C’è del rammarico?
“A mio avviso l’organico allestito per quella stagione non era attrezzato per compiere il salto di categoria, ma noi riuscimmo ad andare oltre i nostri limiti grazie al lavoro compiuto da Colantuono ed al ruolo svolto dalla famiglia Gaucci, sempre vicina alla squadra cercando di costruire qualcosa d’importante anche a Catania. Nonostante il direttore Angelozzi non imbastì un organico tale da consentirci di lottare per la promozione, in quella stagione lì, forse anche un po’ inaspettatamente, riuscimmo a raggiungere un traguardo più che dignitoso. Eravamo una squadra normalissima che però con il passare del tempo si accorse di poter dire la propria e così fece. Per questa ragione credo che alla fine non ci possa essere del rammarico per non essere riusciti a salire in Serie A visto che il nostro obiettivo stagionale sarebbe dovuta essere la salvezza o comunque un tranquillo posto da centro classifica. Col senno del poi e guardando anche la classifica è normale avere un po’ l’amaro in bocca per non avere fatto ancora meglio. Peccato perché forse facendo qualche sforzo in più saremmo davvero riusciti a realizzare l’impresa ma, al di là di tutto, ci divertimmo parecchio in una piazza molto calda ed appassionata. A testimonianza del buon lavoro svolto nell’arco di quel torneo, coloro che in seguito andarono via da Catania militarono in squadre importanti della massima serie. Senza il minimo dubbio avrei rigiocato i due derby con il Palermo visto che uscimmo sconfitti entrambe le volte. Il 2-0 subito in casa fu bugiardo ed immeritato mentre la cinquina subita al “Barbera” ci fece molto male anche perché i tifosi rossazzurri non meritavano un’umiliazione simile. Non vuole essere un alibi ma quel Palermo era una vera e propria corazzata ed infatti vinse il campionato. Ciò però non toglie il rammarico e la delusione per aver perso in quel modo e con un risultato così rotondo una partita fortemente sentita dalla piazza.”
Passiamo all’attualità. Il Bari ha vinto il campionato mentre il Catania è fallito. Da barese ed ex rossazzurro quante sensazioni contrastanti hai vissuto in questo campionato di C?
“Al di là di tutto Catania ha dimostrato, sia come piazza che come gruppo squadra, di esserci fino alla fine dimostrando un grandissimo attaccamento alla maglia ed ai colori rossazzurri. Poi purtroppo il tribunale ha posto fine all’esercizio provvisorio e si sono chiusi i battenti. Tra anni fa prima che arrivasse la proprietà De Laurentis anche noi a Bari abbiamo vissuto le problematiche connesse al fallimento societario, per cui sappiamo per esperienza diretta lo sconforto, la delusione e la tristezza che questo avvenimento getta in tutto l’ambiente. Mi dispiace tantissimo che anche Catania stia vivendo questo momento perché una piazza come quella etnea o il Bari stesso non avrebbero certo meritato di fallire. La scomparsa di piazze così importanti rappresenta la sconfitta di tutti. Non capisco davvero come una realtà come quella catanese non abbia fatto gola ad imprenditori molto importanti perché sanno tutti che Catania può comportare tanti benefici ed interessi anche e soprattutto a livello economico. Parliamoci chiaro, lo stesso De Laurentis è venuto a Bari per perseguire i propri interessi – sviluppando le sue aziende – e consegnare il club nelle mani del figlio. Lui non è barese pertanto non so fino a che punto sia innamorato dei colori biancorossi. Nessuno fa niente per niente dunque da buon imprenditore ha colto l’occasione unendo l’utile al dilettevole. Mi lascia parecchio perplesso il fatto che finora nessun industriale si sia fatto avanti per salvare il club. Adesso però ripartendo dalla Serie D credo che la società rossazzurra possa fare gola a tanti, pertanto mi auguro che chiunque rilevi il Catania possa portare il sodalizio etneo nelle categorie che più gli competono e nel più breve tempo possibile.”
Quando il Bari fallì si presentarono in 11 per acquistare il club. Credi che anche a Catania si faranno avanti in tanti?
“Più che sulla quantità il mio desiderio è che si punti sulla qualità. Dal mio punto di vista basterebbe che se ne presentasse anche uno solo purché abbia intenzioni realmente serie. Oltre alle risorse economiche cospicue, programmazione e progettualità dovranno essere i punti focali del nuovo progetto in modo tale da evitare il ripetersi di situazioni così spiacevoli ed umilianti. Io sono stato a Catania e conosco benissimo la gente ed il dolore che in questo momento tutti i sostenitori etnei stanno provando. A Bari è vero che si presentarono in 11, però tra tutti questi forse solo uno aveva un progetto realmente vincente è credibile ed era proprio quello di De Laurentis al quale poi fu consegnato il nuovo titolo sportivo. Gli altri interessati facevano per lo più capo a cordate o situazioni comunque poco promettenti. In quell’occasione fu molto brava e capace l’amministrazione comunale che affidò le chiavi della nuova società a l’imprenditore più forte e realmente capace di rilanciare il calcio in città. Il mio auspicio per Catania è che arrivi anche una sola persona ma buona, che abbia le idee chiare e non venga in Sicilia solo per speculare e prendere in giro questa splendida città e la sua tifoseria.”
Cosa si dovrebbe fare per risalire immediatamente nel calcio che conta? Ritieni che proprio il Bari possa essere il modello giusto da perseguire?
“Nonostante la proprietà abbia un’ingente disponibilità economica, il progetto del Bari ha avuto più di un intoppo ed il club ha faticato parecchio a centrare l’obiettivo della promozione in Serie B. Specialmente l’anno scorso ad esempio la società ha speso tantissimo ma fallendo l’obiettivo stagionale. Anche due anni fa comunque la squadra non riuscì a ritornare in cadetteria perdendo la finale dei playoff. Il Bari di De Laurentis testimonia di fatto come per vincere nel mondo del calcio non basta solamente spendere ed allestire organici importanti, ma servono più di ogni altra cosa programmazione ed idee. Per fare la scalata serve progettualità perché se si parte solo con il presupposto di allestire una rosa fortissima per ritornare subito in C comunque non è scritto da nessuna parte che si riesca a vincere il campionato. Non bisogna dimenticare che comunque esistono anche gli avversari dunque uno può metterci tutti i mezzi possibili ma la palla ovviamente è rotonda e può capitare di non trionfare subito. È vero che il Bari ha vinto subito in D, ma poi una volta arrivati in Lega Pro le prime due annate sono state un sostanziale fallimento. La proprietà ha speso tantissimi soldi, allestendo squadre molto ma molto importanti ma nonostante tutto non è riuscita a centrare la promozione. Con l’arrivo di Polito invece le cose sono cambiate perché finalmente si è imbastito un progetto serio ingaggiando in primis un allenatore ed un direttore sportivo molto bravi e preparati. Adesso ovviamente si punterà alla Serie A, ma attraverso la programmazione ed un processo graduale. La società ad esempio si è presa tre anni di tempo per cercare di ritornare in massima serie senza farsi prendere dalla frenesia o dai facili entusiasmi dettati dalla vittoria della C. A mio avviso più dei facili proclami serviranno fatti concreti e progettualità. Per ritornare nel calcio che conta bisognerà sviluppare nuovamente un florido settore giovanile e delle strutture di allenamento all’altezza. Solo in questo modo si potrà finalmente dire alla gente di ricreare un grande Catania. Troppo spesso in passato ho visto approssimazione e poca lungimiranza. Se arrivi in una piazza come questa con l’intenzione l’anno dopo di recuperare l’investimento precedente allora è giusto che si faccia da parte perché così si farebbe soltanto il male del club.”
Si ringrazia Nicola Diliso per la cortesia, la disponibilità ed il tempo concesso per l’intervista.
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