L’articolo riportato è uno stralcio dell’originale, non volto a sostituirsi a questo, pertanto invitiamo ad approfondire i contenuti presenti acquistando il giornale ‘La Sicilia’ in rassegna
Lo scorso aprile l’amministrazione comunale di Catania aveva designato nel 18 maggio la data chiarificatrice per il futuro calcistico etneo. Peccato che la “reazione” della FIGC in merito all’istanza presentata sulla base dell’articolo 52, comma 10, delle NOIF sia stata ben lontana dalle aspettative, finendo per riscaldare la solita minestra. Attesa, una storia già vista che fomenta il malumore della città.
Il termometro emotivo in città è nuovamente salito su. Di calcio vero non se ne parla da un pezzo e la scomparsa dal professionismo ha segnato in modo traumatico il movimento calcistico catanese, a tal punto da spiazzare e spezzare la crescita di molti ragazzini in rampa di lancio nel panorama siciliano. Alcuni sono riusciti a scavalcare la barricata, sedotti da realtà importanti del centro e Nord Italia, molti altri sono rimasti a guardare, costretti a rinunciare al loro sogno.
Ci sono poi le norme federali che impongono garanzie finanziarie e gestionali di un certo spessore. Quello che Catania merita, aprendo ad un soggetto managerialmente capace, pronto a sposare un progetto di medio-lungo termine. Per evitare ricorsi storici come sacrifici e collette dell’ultim’ora, giusto per fare un esempio. Possibile che nessuno della classe politica catanese o regionale abbia colto una delle potenziali minacce sociali in caso di mancato agire in tempi celeri?
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