Sono un semplice tifoso, appassionato, ma sperduto nei meandri, ancora una volta, della burocrazia che anche nel mondo dello sport è diventata pervadente, e non solo negli aspetti istituzionali ma anche negli atteggiamenti della base. Gli amici mi chiedono: comu finiu cu Catania, sapendo quanto mi sta nel cuore la squadra della mia città e non solo quella. Mi sono ridotto, non per sminuire, anzi, a seguire le gesta di messer Francesco Baldini da Massa, che con coraggio da leone con il fido scudiero Greco, mi hanno intrigato con l’esperienza di Vicenza, un’operazione al limite del possibile eppure sfiorata l’impresa per un pelo, comunque il LaneRossi era stato costruito con un buon tasso tecnico e tanti soldi, a giudicare dai costosi cartellini acquistati dalla società veneta, ma la sostanza morale e di appartenenza non era dello stesso livello.
I reduci attivi del Calcio Catania erano rimasti: quel grande motivatore e tecnico che è diventato Baldini nella palestra disperata di Catania, e lo scudiero Greco, podista inverosimile e guerriero destinato ad un grande futuro, capace di superare Luca Moro nel cuore spezzato dei tifosi, almeno nel mio, sì perché abbiamo in quel posto che chiamiamo cuore, un altro organo strepitoso che si affianca a quello che batte, capace di ospitare tutto ciò che ci è di più caro e lo spazio è praticamente infinito e ci ristora di ricordi e speranze come niente può fare allo stesso modo.
Al di là della fisiologia del mondo sottile, la realtà è che anche gli ultimi elementi attivi sono stati eliminati dal calcio giocato, sì con grande onore, specie il mister, che sono certo avrebbe disputato con il Catania un playoff con baffi e contro baffi, potendo contare su anime del calibro dei già citati e di Russini, Rosaia, Lorenzini, Albertini, e tutti gli altri che a Vicenza se li sognano, non per le qualità tecniche che magari puoi ritrovare con facilità, ma per il prezioso miele interiore che quella truppa metteva assieme con il gioco collettivo e l’amicizia che li legava, capaci di sopportare tutto e troppo.
Ora la palla è nelle mani del Comune, e c’è da attaccarsi ai braccioli a scanso di panico, quel Comune senza Sindaco incapace di tenere pulita la propria casa e di dare dignità alla città, che paradossalmente è amata dai tanti che la visitano che credono che la sporcizia e l’incuria siano un fatto transitorio e che per fortuna nostra ammirano il grande sole e mare e la strepitosa economicità e qualità del cibo e dell’empatia che i catanesi sanno offrire, in quello siamo da serie A, ma la lista dei fattori di opportunità di promozione è breve.
Un’ultima cosa l’azionariato popolare. Serve un pensare diverso, innovativo, creativo, inventarsi un organismo associativo che attraverso gli abbonamenti generi un flusso finanziario che la società gestisce, come ovvio, ma che da’ una rappresentanza stabile per diritto e per patto di statuto con i tifosi. Perchè creare delle microazioni da 5, 20, 50 €, quando con abbonamenti pluriennali in sincronia con il piano industriale di rilancio previsto, si può riempire lo stadio stabilmente e certo ricevere anche dall’estero contributi (da vedere come integrare)?
Non dico che sia la soluzione perfetta, il mio è uno sforzo di pensare in maniera pratica per creare e solidificare quello zoccolo di base che alla fine è quello dei tifosi, unica realtà stabile e duratura della fede e del futuro della squadra che rappresenta questa città, che aspetta un appiglio per rilanciarsi. Intanto io tifo Catania tramite l’Ekipe Orizzonte, sempre ai vertici dello sport nazionale e oltre, evviva Miceli, Di Mario e le ragazze tutte, orgoglio etneo in semplicità e potenza.
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