In un periodo di grande incertezza e mancanza di comunicazioni ufficiali, qualsiasi indiscrezione, pensiero ed opinione personale può facilmente infondere ulteriore confusione ed ansia in un ambiente già scottato dalle ultime gestioni societarie e culminate con la scomparsa del Calcio Catania 1946. In particolar modo a tenere banco in questo momento è la questione relativa al campionato di militanza del futuro club rossazzurro, dato che la FIGC non si è ancora pronunciata in merito alla richiesta avanzata dal comune etneo di prendere parte alla prossima Serie D. Questa assenza di risposte ha generato un po’ di perplessità all’interno dell’ambiente catanese.
L’assessore comunale allo sport Sergio Parisi ha provato a fare un po’ di chiarezza sulla vicenda, dichiarando di aver interloquito direttamente con il presidente della federcalcio Gabriele Gravina, il quale ha comunicato che, presumibilmente, durante il consiglio federale del prossimo 18 Maggio verrà fornita una risposta all’amministrazione cittadina. Inoltre è stato chiarito come la Federazione italiana abbia richiesto di rendere partecipe la FIGC sui possibili acquirenti. La risposta in merito alla categoria esula dalla presenza o meno di imprenditori interessati. Pertanto si dovrà attendere altre due settimane circa prima di conoscere effettivamente il campionato di pertinenza del nuovo sodalizio etneo.
A tal proposito alcuni hanno ipotizzato come l’esclusione dalla Serie C in corso d’opera possa precludere in qualche modo lo sfruttamento dell’articolo 52 comma 10 delle NOIF (incentrato sulla “non ammissione” nei tre campionati professionistici) tuttavia, come puntualizzato anche dall’avvocato Rapisarda, il precedente del Modena nel 2017 (fallito nel corso del torneo di Lega Pro ed iscritto in soprannumero l’anno successivo in Serie D) di fatto dovrebbe aver esteso la normativa anche alle società fallite durante la stagione regolare. Se a tutto ciò aggiungiamo pure il bacino d’utenza e la tradizione calcistica catanese (23º posto nella classifica perpetua della massima serie) ecco che la Lega non dovrebbe avere alcuna remora nel concedere al nuovo titolo sportivo etneo la possibilità di ripartire dal principale campionato dilettantistico, purché ovviamente vengano rispettati tutti i paletti fondamentali per l’iscrizione.
Questi ultimi, oltre agli aspetti formali e burocratici (affiliazione della nuova società alla FIGC e richiesta di ammissione al campionato), si focalizzano soprattutto sugli adempimenti finanziari obbligatori (contributo economico alla FIGC, tassa associativa alla L.N.D., assicurazione tesserati, diritti d’iscrizione al campionato, acconto spese per l’attività e l’organizzazione sportiva e fideiussione bancaria) e su un business plan quantomeno triennale che possa effettivamente attestare le capacità patrimoniali, finanziarie e progettuali della nuova proprietà. Sebbene la decisone finale spetti alla Federcalcio, far ripartire il nuovo Catania dall’Eccellenza non gioverebbe a nessuno, in primis proprio alla stessa Lega che si priverebbe, per almeno un biennio, di una piazza storica, passionale e dal grande seguito.
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