EX ROSSAZZURRI – Rigoli: “Catania appetibile a tanti giocatori di prima fascia e tifoseria matura. Mi sarei dovuto dimettere nel 2016…”

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Pino Rigoli

L’ex allenatore del Catania Pino Rigoli commenta ai microfoni di ‘Corner’, su Telecolor, l’ottica di un’eventuale ripartenza del calcio nella città dell’Elefante in Serie D. Spazio anche ai suoi trascorsi sulla panchina rossazzurra, non lesinando critiche all’allora dirigenza del club. Ecco quanto evidenziato:

“L’essenziale è avere una società forte, con le idee chiare e competenze di assoluto livello, avendo una visione importante negli anni, come merita Catania. Allestendo una squadra all’altezza delle aspettative della città. In D ci vogliono giocatori funzionali alla categoria. La D impone la presenza di quattro titolari Under facendo coesistere i giovani con chi possiede un pò più di esperienza. E’ fondamentale avere giovani magari non di prospettiva ma pronti ad affrontare un campionato impegnativo come la D, al di là del fatto che il livello tecnico negli ultimi anni è sceso. La piazza di Catania è appetibile a tanti giocatori magari che hanno fatto anche una C di prima fascia. A Catania non manca niente, i calciatori vengono valorizzati per quello che sono, si sentono importanti quando vengono a giocare qui. I calciatori di primissima fascia non sarà un problema portarli ma è fondamentale la credibilità della società“. 

“Il Bari aveva un budget di 3 milioni di euro, ma il punto non è questo. Chi vuole rifondare il calcio a Catania deve avere una disponibilità tale da garantire alla società delle fondamenta solide. Non può limitarsi alla D, ma essere consapevole di portare avanti un progetto duraturo nel tempo. La realtà della Serie D oggi? C’è un livello tecnico, organizzativo e dirigenziale peggiorato. Non ci sono grandi competenze, ma tanti personaggi chiacchieroni che vendono fumo, l’ho constatato personalmente e anche indirettamente. Il Catania in Serie D ritengo che non possa avere dei grossissimi rivali. E’ retrocessa la Vibonese, società solida, il Trapani so che si vuole organizzare per fare un campionato di livello e quest’anno le cose non sono andate come pensavano. Altre realtà stanno cercando di venire fuori ma penso che chi prenda il Catania in D debba costuire una squadra di assoluto valore proiettata già ad un campionato di C, non solo da un punto di vista tecnico ma anche organizzativo”.           

“Mi dispiace parlare a posteriori, ma quando sono stato a Catania non furono costruite delle squadre adeguate alla categoria e da Catania. Non per mancanza di budget. Io penso che i campionati si vincano soprattutto avendo gli attaccanti giusti. In tutti i campionati non devi sbagliare attaccanti, a Catania non sono mai arrivati attaccanti che rispecchiassero le ambizioni di tornare in Serie B nel giro di 2-3 anni. I giocatori non erano adeguati alle aspettative della piazza e della stessa società in quel momento. Eppure il Catania di soldi ne ha spesi e non pochi. Catania ti dà notorietà, ti mette su tutte le pagine di quotidiani, televisioni. Ti confronti con una realtà che ha fatto anni di Serie A continuativamente, ci sono grandi aspettative ma la tifoseria catanese è abbastanza matura, se ti esponi in modo chiaro e trasparente la città capisce. Lo ha dimostrato anche nell’ultimo periodo, perchè pur non avendo registrato una media punti importante la squadra è stata sempre sostenuta ed acclamata dai tifosi”.

“Personalmente accetterei Catania anche in Terza Categoria. Coronai un sogno anni fa accettando il progetto etneo, ma stavolta non mi fiderei di tutto e tutti. L’errore che commisi in precedenza non lo farò più. Dissi sì al Catania senza mettere nessun tipo di paletto, ricordo che fui eletto miglior allenatore della C a livello nazionale per quello che feci all’Akragas, firmai col Catania senza oppormi, portando solo qualche collaboratore stretto nello staff e chiedendo una squadra attrezzata per vincere il campionato. Questo mi era stato garantito, ma ebbi delle perplessità quando arrivarono i primi calciatori di cui 6 stranieri che non parlavano la lingua italiana. Mi lamentai chiedendo di fare altro sul mercato. La responsabilità fu solo mia, dovevo avere le palle di dire a fine agosto di dimettermi perchè quella non era una squadra allestita per il primato“. 

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