L’ex portiere del Catania Albano Benjamin Bizzarri ricorda con grande piacere i trascorsi in rossazzurro, chiedendosi ripetutamente come sia stato possibile giungere all’epilogo tristemente noto, ma anche con uno sguardo carico di speranza per il futuro. Queste le sue parole più significative ai microfoni di ‘Corner’, su Telecolor:
“Soprattutto nel secondo anno giocai con maggiore continuità a Catania, raggiungendo un livello professionale molto importante. Guardo con tantissimo affetto a quel periodo durato due anni ma che è stato molto intenso per me. Raggiungemmo risultati importanti, avevamo una bella squadra. Ricordo il coinvolgimento della gente che s’identificava con noi. Adesso mi fa molto tristezza sapere che il Catania non c’è più. Perchè è successo tutto questo? Avevamo tutto, una bella squadra di spessore con giocatori di proprietà, il Catania viaggiava a metà classifica, andare a giocare ai piedi dell’Etna era un inferno per tutte le squadre di A. Si stava realizzando il centro sportivo. C’era tutto per fare bene. Negli anni successivi il Catania è retrocesso in B, e ci poteva stare, avendo anche le strutture per tornare velocemente su. Poi per una serie di motivi si è ritrovato in C e non era facile ricostruire. Nel calcio c’è anche la componente fortuna. Il Catania ha provato a risalire in B andandoci vicino ai playoff, soprattutto nell’anno in cui non riuscì a superare l’ostacolo Siena”.
“Pablo Cosentino? I fatti dicono che le cose sono andate malissimo. Fare il dirigente non è come operare nelle vesti di procuratore, è un ruolo completamente diverso. Non so se è stata sfortuna o magari le circostanze hanno portato alla caduta. Poi le cadute sono proseguite con altri soggetti, Lo Monaco tornò e si pensava di risalire rapidamente ma così non è stato, anche perchè vincere in C non è facile. Adesso bisogna imparare dagli errori commessi. La prossima società deve sapere che avrà una città dietro ed essere consapevole di avere tante responsabilità verso i tifosi che pagano il biglietto e vanno allo stadio anche con sacrifici. Chi prende il Catania deve avere questo forte senso di responsabilità verso il popolo rossazzurro, facendo in modo che le cose vengano fatte con serietà”.
“Il carattere della gente di Catania è anche molto simile a noi argentini. Io fui accolto molto bene dai tifosi, ci fecero sentire a casa. Non a caso Spolli e Izco sono rimasti a vivere a Catania. Poco tempo fa ho chiacchierato proprio con Mariano, quando c’era la possibilità di acquistare la società in C. Gli dicevo che non poteva non esserci una persona che volesse prendere la società. E’ difficile capire come mai una città così grande, sentimentale verso la squadra non abbia un imprenditore che prenda in mano la situazione. Faccio fatica a comprenderlo. Adesso è inutile andare indietro e farsi del male ogni giorno che passa. Bisogna guardare avanti, trovare una persona che possa rifondare il Catania facendo le cose per bene, seguendo una direzione precisa”.
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