Quale futuro per il calcio a Catania? Abbiamo chiesto alcune riflessioni al collega Ivano Teodoro, fiducioso che il Catania riparta dal campionato di Serie D ma consapevole che non sarà semplice realizzare un progetto serio.
Siamo entrati nel mese di maggio, il mese delle attese per le determinazioni della Federcalcio. Ti aspetti un Catania in Serie D il prossimo anno?
“Ritengo che l’assegnazione al torneo di serie D della nuova società che nascerà a Catania sia soltanto una formalità da espletare nel consiglio federale del prossimo 18 maggio. È chiaro che tutto sarà subordinato al soddisfacimento delle condizioni richieste dalla Federcalcio ed al conseguente pagamento della fideiussione necessaria all’iscrizione al campionato. Ma sono più che fiducioso sulla buona riuscita dell’operazione”.
L’epilogo relativamente al ramo sportivo del fallito Calcio Catania spa è stato dei peggiori. Dal bando del Comune, stavolta, ti aspetti esiti diversi?
“È evidente che gli ultimi due anni di gestione del fallito Calcio Catania 1946 hanno lasciato segni non facilmente rimarginabili e quindi mi aspetto che il bando del Comune fissi dei paletti che precludano ogni possibilità a chi si è reso partecipe, nel corso delle ultime stagioni, alla distruzione della storica società di calcio. È fondamentale altresì che si inseriscano dei requisiti minimi di investimento e di durata dello stesso”.
Catania, città appetibile o no? Il tuo spaccato della città dell’elefante. Pro e Contro di un investimento alle falde dell’Etna.
“A dire il vero, la fotografia che, oggi, Catania offre all’esterno è quella di una città con mille problemi, ripiombata indietro di almeno 30 anni sia a livello economico che soprattutto sociale. Non lo specchietto migliore verso chi dovrebbe sobbarcarsi l’onere di rilanciare il calcio in un territorio ricco di potenzialità ma povero di risorse. Se consideriamo che a Palermo, per esempio, una città decisamente più avanti rispetto a noi dal punto di vista della rinascita e del riscatto sociale, fanno fatica a trovare qualcuno che possa rilanciare la locale squadra cittadina nel calcio che conta, immaginiamo che non sarà semplice creare un progetto serio che possa far rifiorire il “pallone” alle pendici dell’Etna. Per questo dobbiamo valutare e studiare qualsiasi tipo di situazione imprenditoriale che possa aiutarci nell’improba impresa”.
Investitori milionari e parentesi azionariato. Quest’ultimo modello, secondo la proposta di Ingrassia, Scuderi e Trantino, potrebbe essere uno stimolo per gli imprenditori a farsi coinvolgere dal progetto Catania?
“Quella dell’azionariato popolare è un’iniziativa di cui, a Catania, si discute ormai da anni. Pur tuttavia, fino ad oggi, non è mai decollata e di certo non può essere un caso. Probabilmente il territorio è già afflitto da una serie di problemi economici che portano a relegare inevitabilmente il calcio ad un ruolo da comprimario se non proprio secondario. La soluzione di uno o più investitori seri resta sempre la preferita, ma l’azionariato popolare potrebbe essere vagliato come partecipazione, con quote minoritarie, alla gestione della società con compiti di vigilanza e garanzia. Ad ogni modo bisogna fare in fretta perché non resta più molto tempo”.
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