La stampa pugliese, nello specifico la testata ‘blunote.it’, ha realizzato un’intervista con Maurizio Pellegrino. Molti tifosi rossazzurri hanno avanzato critiche dopo avere letto il seguente virgolettato: “Quando si accetta una piazza come Taranto, che paragono a Catania per importanza e passione, bisogna lavorare al massimo senza essere superficiali”. Ai microfoni di TuttoCalcioCatania.com l’ormai ex dirigente del Catania Maurizio Pellegrino ha fatto delle precisazioni in merito, aggiungendo anche alcune riflessioni sullo scenario attuale molto delicato alle pendici dell’Etna:
“Ho ancora una ferita che porto dentro, non parlo da un mese. Adesso mi infastidisce prendere insulti gratuiti perchè una testata pugliese ha riportato delle frasi mai pronunciate dal sottoscritto. Sono stato chiamato da tempo, ieri avevo deciso d’incontrarli per un confronto. Taranto è una piazza esigente, importante e credo sia legittimo poterlo dire e pensare, ma non l’ho mai paragonata a Catania. Sono stato onorato dell’interesse avuto nei miei confronti, indubbiamente, ma non farei paragoni con nessuno perchè ognuno ha una sua tradizione, un suo passato. Abbiamo parlato e ci siamo detti di aggiornarci alla prossima settimana. Non ho ancora deciso se andare a Taranto”.
“Il fallimento del Catania? Bisogna rispettare le istituzioni e le loro scelte. Interrogandosi, semmai, sul perchè nessuno si sia presentato per effettuare il salvataggio del Catania in C. Il motivo non credo sia da ricercare nei costi da sostenere, perchè anche in Serie D servono investimenti importanti. Magari puoi vincere subito il campionato ma, poi, devi pianificare la strategia per affrontare il torneo di Lega Pro. Anzi, lungo il percorso i costi potrebbero anche essere superiori. Adesso si riparte da zero, senza un parco giocatori, con un settore giovanile da rifondare. Dispiace soprattutto per il patrimonio tecnico andato perduto. Penso a giovani come Flavio Russo, che ha firmato per il Sassuolo, Napolitano che ha raggiunto l’accordo con l’Hellas Verona, altri ragazzi si sono trasferiti al Cittadella, altri ancora hanno trovato nuova sistemazione. Penso anche ad elementi come Simonetti, Cataldi, Russini e altri che facevano parte della prima squadra e rappresentavano una risorsa. Si poteva benissimo portare avanti un progetto interessante con la base che il Catania aveva a disposizione. Dispiace, dispiace davvero”.
“27 anni fa il trionfo di Gangi? Ti ringrazio per avermi ricordato questa data. Tornano in mente i momenti vissuti su campi di cemento e in terra battuta, le lotte ed i sacrifici fatti per rilanciare il calcio a Catania. Il tempo ha dimostrato che quel gruppo di uomini gettò le basi per risalire la china fino a raggiungere la Serie A. E ancora oggi, pur avendo vissuto i tempi della A sedendo anche sulla panchina rossazzurra, più che Catania 4-1 Roma ricordo proprio la vittoria di Gangi. Adesso è comprensibile l’ansia, la preoccupazione per il futuro da parte dei tifosi. Il problema va individuato sotto una visione più ampia. Si pagano le difficoltà che attraversa la città, queste si riflettono sul calcio. Io ancora devo smaltire quanto successo, ho una grandissima ferita dentro. Sapete cosa ho provato e provo per Catania, quello che io ho dato a Catania in termini anche personali, emotivi. Ma spero che si possa ripartire da una nuova società che rilanci il calcio cittadino”.
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