Ai microfoni di TuttoCalcioCatania.com Andrea Bussi, ex centrocampista rossazzurro, ha rivissuto un po’ il suo percorso alle pendici dell’Etna soffermandosi in particolare sul sofferto doppio confronto vissuto con il Taranto durante i playoff ’01/02 che valsero il ritorno in B degli etnei. Focus anche sullo scenario attuale che vede la città di Catania senza calcio, nella speranza che una nuova proprietà getti le basi per un vero progetto di rilancio.
Andrea, con il Catania hai vissuto due stagioni e mezzo conquistando anche la Serie B durante il campionato ‘01/02. Cosa ha lasciato dentro di te questa città?
”Catania ha rappresentato il mio massimo livello da professionista. Tutta la mia esperienza rossazzurra è stata incredibile e per me giocare alle pendici dell’Etna è stato come vivere un sogno. Catania è una piazza di grandissimo livello e ritengo di essere stato molto fortunato ad aver indossato questa maglia; inoltre ho vissuto il periodo dei Gaucci che hanno sempre allestito organici molto importanti e competitivi nel tentativo di vincere il campionato. Il primo anno purtroppo è andata male perdendo con il Messina, invece nel secondo abbiamo raggiunto la Serie B durante quella storica finale con il Taranto. Questa piazza non la dimenticherò mai e la porterò sempre nel mio cuore.”
Che emozioni hai provato durante quei playoff?
”Nel corso dell’anno avevo avuto parecchi problemi fisici ma, fortunatamente per me, mister Graziani e Pellegrino decisero di schierarmi ugualmente nelle gare più delicate e complicate. Di emozioni ne ho provate tantissime. Dal sottopassaggio, con l’adrenalina che ti scorre prima di entrare in campo, fino alle sfide più sentite, ma ciò che più di ogni altra cosa mi ha affascinato è stato il Cibali. Quando giocavamo in casa lo stadio era già pieno ancor prima che la squadra arrivasse al campo. Quando entravamo per il riscaldamento, tutti i tifosi erano già pronti ad incitarci e sostenerci. Quella è una sensazione che custodirò per il resto della mia vita. Riguardo al doppio confronto con il Taranto dico che noi quell’anno eravamo una grandissima squadra non soltanto sotto il profilo tecnico-tattico ma anche e soprattutto a livello morale ed umano. Eravamo un gruppo molto unito e coeso e questo senza alcun dubbio ci ha aiutato ad affrontare una squadra altrettanto forte come il Taranto in un ambiente peraltro estremamente ostile. Con la forza del gruppo e remando tutti insieme verso un unico obiettivo riuscimmo a realizzare un’altra prestazione ai limiti della perfezione non tanto sotto il profilo tecnico, visto che quella non fu una bellissima partita, quanto su quello tattico. Abbiamo lottato e sofferto tutti insieme e alla fine, da grande squadra quale eravamo, siamo riusciti a portare a casa il risultato e conquistare meritatamente la promozione in serie B.”
Ti aspettavi una fine così tragica?
”Catania è la mia seconda città. È come se fosse casa mia e per questo motivo sono veramente dispiaciuto per tutto ciò che si è materializzato. Spero in una rapida ripresa del Calcio Catania che a mio avviso dovrebbe sempre stare in serie A. Purtroppo in questi anni si sono susseguiti tantissimi problemi che poi hanno portato al fallimento. Mi sono intristito parecchio quando ho appreso la notizia.”
Cosa ti auguri per il futuro del club e cosa servirebbe per ritornare immediatamente nel calcio che conta?
”Mi auguro che il Catania possa ripartire dalla serie D anche solo per una questione meramente pratica. Vincendo il massimo campionato dilettantistico infatti ti ritroveresti immediatamente tra i professionisti e quindi il mio desiderio è che il Catania, partendo proprio dalla D, possa realizzare una rapida scalata che in pochissimo tempo riporti questo club e questa città nuovamente nel calcio che conta rimanendo stabilmente in massima serie. Per realizzare tutto questo però servirà una società seria, molto forte economicamente, competente, organizzata e, soprattutto, che sappia programmare. Dico tutto questo anche per esperienza diretta perché, dopo essere stato allenatore, adesso svolgo il ruolo di direttore generale nel Pomezia Calcio, la squadra della mia città, pertanto posso affermare che per raggiungere grandi risultati sul campo, devi avere un’adeguata organizzazione e programmazione perché nessuno, nel calcio come nella vita, ti regala mai niente. Anche se hai tanti soldi non è detto che arrivi fino in fondo senza la giusta organizzazione e competenza.”
Si ringrazia Andrea Bussi per la cortesia, la disponibilità ed il tempo concesso per l’intervista.
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