Scrittore di tante opere che riguardano la storia rossazzurra e nipote di Angelo Massimino, Alessandro Russo commenta la situazione del Catania attraverso un’intervista concessa ai colleghi di corrieretneo.it:
“La cosa che fa più male è la consapevolezza che in pochi fra cittadini e addetti ai lavori hanno capito quello che vogliamo. C’è una ricerca dello scoop nell’intervista agli ex dirigenti che sono i veri colpevoli di ciò che è successo: chi si fa avanti con delle scuse, in realtà, si auto-accusa. La situazione del Catania rappresenta il fallimento di una città intera. Sarebbe meglio stare in silenzio e fare un esame di coscienza. Non abbiamo ancora compreso la gravità della situazione”.
“All’indomani dei ‘Treni del gol’ e della retrocessione scrissi un libro. In quel periodo si parlava, senza fare nomi, del ritorno di un dirigente che era presente ai tempi della Serie A. Quello era il momento in cui si sarebbe potuto fare di più. Nella storia del Catania una doppia retrocessione non era mai capitata, e noi catanesi siamo stati derisi con l’onta ignobile di avere comprato o venduto partite, con i punti di penalizzazione, con una situazione debitoria che iniziava a diventare pesante. In quel momento bisognava costringere certe figure ad abbandonare la società, eppure qualcuno ha voluto puntare su questo cavallo, e la situazione non poteva che precipitare. Poi si è arrivati nel 2019 a non avere neanche i soldi per pagare l’aereo per andare a Venezia, e da lì la situazione è andata a picco. Noi ne parlammo per rendere nota la situazione, ma fummo derisi e definiti ‘cucche’”.
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