Mihajlovic e la malattia, il guerriero di cui il nostro calcio ha bisogno

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Dici Sinisa Mihajlovic e si legge comandante coraggioso e uomo di valore, le cui qualità dentro e fuori dal campo sono ben note un po’ a tutti. Un guerriero di cui il nostro mondo del calcio, in rovina, ha un disperato bisogno per ricordare – partendo dal tema della malattia che affronta a testa alta – che combattere per raggiungere la meta e dare valore alla vita sono un caposaldo su cui lo sport in linea di principio si fonda.

Così ce lo siamo ritrovato, sui social, in video conferenza con i suoi ragazzi della squadra del Bologna, club in cui allena al momento, per impartire una lezione di vita e una carica emozionale al gruppo (oltre che calcistica) che combatterà con e per lui anche mentre sarà in ospedale per seguire le cure prestabilite per tornare al più presto nel suo amato rettangolo verde, a guidare le sessioni di lavoro.

Alcuni pensando a Mihajlovic prefigurano le sue magistrali punizioni, perfette e stilisticamente uniche nel loro genere, altri ricordano le sue capacità da mister e altri ancora i suoi modi schietti e apparentemente burberi, dietro i quali si nasconde da sempre un uomo generoso, con le sue fragilità, come tutti.

Un uomo straordinario che anche Catania ha conosciuto, per la sua parentesi in rossazzurro. Uno scorcio di carriera che ha messo in evidenza tutti i punti raccontati sopra. Quella alle falde dell’Etna fu un’impresa: condusse una squadra presa per mano in zona retrocessione alla realizzazione di imprese come la vittoria contro l’Inter del triplete.

Un altro calcio, ma non un altro Mihajlovic, perché Sinisa è rimasto sempre coerente con le sue idee.

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