Benedetto Mancini continua a rilasciare dichiarazioni, dopo l’ennesimo flop personale in relazione alla possibilità d’intraprendere un’avventura seria nel calcio italiano. Ai microfoni di tuttomercatoweb.com ha motivato le sue esperienze miseramente fallite nel mondo del calcio. “A Latina è stato riconosciuto che sono stato vittima di una truffa da 7 milioni di euro – afferma – e con il fallimento non c’entro nulla” mentre a Rieti “c’erano dei debiti. Ho gestito quei mesi e quando siamo andati all’atto non vi erano i presupposti. Eravamo partiti da seicentomila euro di debiti e poi sono arrivati a un milione e quattro”.
Il suo nome ha riguardato anche le vicende del Palermo di Tuttolomondo, quello che è fallito e che non ha presentato la fideiussione: “Mi dissero che la fideiussione era emessa da Lev Ins. In realtà la società bulgara non sapeva nulla. Così invitai Tuttolomondo a parlare con i legali della Lev Ins, la fideiussione era falsa. E quindi ho accompagnato Tuttolomondo dai Carabinieri a fare la denuncia. E i Carabinieri conoscevano già questo broker che lo aveva truffato”.
Poi, sul Catania, parla di “convocazione arrivata tardi”. “Neanche lo sapevo – ha spiegato – Così per coerenza il giorno dopo ho fatto il deposito dal notaio e dato disponibilità a fare l’atto l’11 aprile. Avevo messo i soldi a disposizione per il Catania, ero disposto ad andare avanti e far usare i soldi per le spese”. Aggiungendo: “Non ho certo fatto fallire io il Catania. Io ce l’ho messa tutta per fare qualcosa. Abbiamo fatto tre riunioni. Non era semplice. Il rogito non aveva una data. L’importante era farlo nei tempi ragionevoli, entro il 19 aprile”.
Che dire, la fotografia di un imprenditore che negli anni è stato perseguitato dalla sfortuna. Nel caso del Catania si è persino sostituito al Palazzo di Giustizia, decidendo a suo piacimento tempi e modi per arrivare ad un rogito che non si è mai concretizzato. Rogito che, ricordiamo bene le sue parole, veniva ritenuto una pura formalità dal diretto interessato. Adesso, invece, apprendiamo che “non era semplice” portare a termine la procedura. Di una cosa siamo certi: è stata dichiarata la cessazione dell’esercizio provvisorio e oggi il Calcio Catania è morto e sepolto. Il sig. Mancini può, dunque, dedicarsi ad altre attività. Ma a quale attività si riferisca esattamente, rappresenta un mistero.
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