L’ex dirigente rossazzurrro Sergio Gasparin indica la strada giusta per ripartire, dopo la mazzata tremenda della cancellazione del Calcio Catania. Riportiamo le dichiarazioni rilasciate nei giorni scorsi a ‘Corner’, su Telecolor:
“E’ arrivata una pagina tristissima. Ma direi che è l’ultima pagina di un libro iniziato molto tempo prima. Ho avuto modo più volte di soffermarmi su questo tipo di argomentazione dicendo che l’intervento della Sigi di qualche anno fa ha solo ritardato l’epilogo. Io non so chi ha consigliato a Sigi di fare questo tipo di operazione, perchè si sono sobbarcati una situazione di indebitamento gravosissimo, insormontabile ed insopportabile. A meno di un intervento enorme sul piano finanziario, la storia era già scritta purtroppo. Così come sottolineo il fatto che il bando era stato fatto in maniera ineccepibile ed eccellente sul piano tecnico da parte dei professionisti che l’hanno stilato ma che, contemporaneamente, conoscevano poco la materia calcistica. Perchè ha posto una serie di condizioni che rendevano estremamente complicato intervenire, infatti solo un soggetto ha partecipato all’asta e stendiamo un velo pietoso su questo”.
“Adesso c’è da ripartire con la speranza di riuscire a trovare un imprenditore che con intelligenza e coerenza riesca a portare avanti un progetto di rilancio e sia in grado di far sì che il Catania ritrovi quelle categorie che merita ed a cui giustamente la città ambisce. Il bando prevedeva il pagamento del debito sportivo, la conferma dell’organico sul piano strutturale di dieci persone, ora questo tipo di obbligazioni non ci sono più. Ma si perde una categoria professionistica, ripartendo dai Dilletanti ma io credo che questo non sia il problema più grande. Abbiamo visto società altrettanto titolate ripartite dai Dilettanti e che oggi si ritrovano nelle massime serie calcistiche nazionali. La cosa più importante è che si trovi un imprenditore che unisca la disponibilità economico-finanziaria importante e una solidità certificata alla costruzione di un progetto a lunga scadenza, facendo in modo che la professionalità subentri alla familiarità. E’ un concetto facile da esporre sul piano dialettico, molto più diffiicle sotto l’aspetto operativo perchè anche i grandi capitani d’industria, nel momento in cui arrivano a confrontarsi sul tema calcistico, ritengono per chissà quale situazione divina di essere esperti di questa materia per non avendone la competenza”.
“Pulvirenti? Quando parlo di libro iniziato molto tempo fa, mi riferisco proprio al periodo in cui si è voluti andare a disorganizzare una società, perchè questo è accaduto. Io a differenza di tanti miei colleghi non ho mai vissuto solo di calcio. Il calcio è stato la mia vita, lo è tuttora. Ma ho avuto ed ho un insieme di altre attività che mi consentono di avere gratificazioni oltre ai risvolti economici. Questo mi rende un uomo libero. Non c’è miglior modo di essere uomo, essendo libero. Quando Pulvirenti mi espose le sue intenzioni proponendomi di continuare il rapporto in altri ruoli, io risposi dicendo che ero venuto a Catania per fare l’Amministratore Delegato e Direttore Generale, non l’impiegato di lusso. Quindi ognuno prese strade diverse. Dissi in quella conferenza nella quale ci salutammo che ognuno di noi nella vita ha un grande alleato e acerrimo nemico che è il tempo. E il tempo dà ragione o torto. Il tempo è stato fin troppo severo, andando oltre quello che io avrei mai potuto immaginare arrivando ad una disfatta totale”.
“Cosa dovrà contenere il nuovo bando? Deve far prevalere l’aspetto professionale, contando su delle figure di grande onestà intellettuale e professionalità specifica. Vedo a più riprese che le posizioni di vertice vanno all’amico, all’amico dell’amico, al figlio, al fratello ed a persone con passioni calcistiche e predisposizione dal punto di vista della struttura personale ma che non hanno una professionalità che li supporta. «Se pensi che un professionista costi tanto, vedrai cosa ti costerà quando metti un dilettante al suo posto». Mi piace citare questa frase. Credo che l’imprenditore che faccia questo tipo di investimento su una piazza straordinariamente importante come Catania debba ragionare su un’azienda che voglia coccolare, investendo per fare in modo che possa venir fuori un progetto importante. Nei ruoli chiave della società, nei ruoli chiave sotto il profilo tecnico e della direzione ci deve essere il concetto di professionalità alla base. Senza farsi coinvolgere o condizionare da situazioni di tipo personale”.
“Come vincere un campionato di Serie D? Non facendo collezione di figurine, cioè nomi che scendono dai campionati professionistici con alle spalle una grande carriera ma poi si trovano a scontrarsi con le difficoltà di un campionato che nasconde mille insidie. In Serie D come in tutte le categorie va fatta una squadra composta da persone che conoscano il campionato, le risorse tecniche, i giocatori, gli allenatori e sanno come operare all’interno di questo campionato che non è facile. Deve essere fatto un progetto a vincere. Non vuol dire che matematicamente si vinca, ma il Catania in D deve allestire una squadra per salire di categoria. Poi nel calcio accade l’imponderabile, quindi magari si perde un campionato per qualche punto o situazioni particolari, però il Catania deve fare una squadra di alta competitività in grado di tornare tra i professionisti nel più breve tempo possibile. Questo richiede un investimento economico all’altezza del progetto”.
“Riservo a Catania un posto personale nel cuore che non è dettato dal risultato più importante dell’intera storia rossazzurra che acquisimmo sul campo ma dalla stima, l’affetto, la considerazione reciproca con la gente di Catania e con chi ha lavorato con me all’interno dello staff. Con le persone che si sono occupate di pubbliche relazioni, rapporti con la stampa. Ho avuto un rapporto di grande correttezza e rispetto con tutti, compresa la tifoseria. Questo posto lo riservo nel mio cuore, prima ancora del grande risultato sportivo conseguito”.
***CLICCA QUI per mettere MI PIACE alla nostra pagina Facebook***