ESCLUSIVA – Anastasi: “Catania esperienza bellissima ma sfortunata. Ripartire con investimenti importanti e da Torre del Grifo”

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Ai microfoni della nostra redazione l’attaccante catanese ed ex rossazzurro Valerio Anastasi ha commentato gli ultimi eventi riguardanti l’Elefante. Queste le sue dichiarazioni:

Valerio, da addetto ai lavori come giudichi il campionato disputato dalla squadra?
Considerando tutte le vicissitudini esterne, con le quali si combatte già da due anni, il Catania ha fatto sicuramente un buon campionato. Peraltro la squadra stava lottando per raggiungere un traguardo importante e secondo me poteva tranquillare centrare i playoff. Credo che a questi ragazzi non si possa davvero rimproverare nulla.

Ti aspettavi l’estromissione dal torneo a così poche giornate dal termine?
Onestamente no. L’estromissione in sè credo sia stata una cosa abbastanza insolita che ha sorpreso un po’ tutti, però evidentemente non c’erano più i fondi per garantire la conclusione del torneo. Di solito si è sempre consentita la fine della stagione regolare per poi bloccare l’iscrizione l’anno successivo, purtroppo stavolta le cose sono andate diversamente. Riguardo alle decisioni della Lega non voglio entrare nel merito essendo argomenti prettamente burocratici, anche se sicuramente sarebbe stato molto più sportivo evitare di rivoluzionare in quel modo la classifica togliendo tanti punti a diverse squadre.

Seppur per pochissimo tempo hai indossato la maglia della tua città. Cosa ha significato per te quella esperienza e, potendo tornare indietro, c’è qualcosa che cambieresti della tua avventura in rossazzurro?
In realtà non cambierei nulla, sebbene in quel periodo io sia stato un po’ sfortunato subendo tanti infortuni. Al di là di tutto Catania è stata comunque una bellissima esperienza che mi ha dato tanto e che porterò per sempre nel cuore.

Nella stagione ‘16/17 la situazione economica del club era già molto complicata. Tu che l’hai vissuta dall’interno avevi già i sentori di un possibile default?
Ai tempi era appena tornato Lo Monaco e lui ci diceva sempre di lavorare senza sosta, di giorno e di notte per far quadrare i conti. Per come avevo capito io, in quell’anno lì le cose stavano iniziando ad andare per il verso giusto sistemando un po’ di situazioni. In ogni caso a noi personalmente la dirigenza rossazzurra non ci ha mai fatto mancare nulla quindi da quel punto di vista non posso certo lamentarmi.

Hai sempre considerato il fallimento e la conseguente ripartenza dai Dilettanti come la soluzione più vantaggiosa possibile. Come mai? Non credevi nella SIGI o ritenevi che il monte debitorio fosse troppo alto per un club di terza serie?
Avendo già vissuto sulla mia pelle esperienze simili capivo che l’unica soluzione per contrastare quel monte debitorio fosse ripartire da zero, come d’altronde avverrà l’anno prossimo. Spero però che arrivi una società forte e solida, come quelle che hanno rilevato il Parma o il Palermo, e che abbia voglia di investire. Per questo motivo ho sempre pensato che fallire e ripartire con una proprietà nuova e sana potesse essere la migliore soluzione possibile.

Che futuro prospetti per il nuovo Catania e cosa dovrebbe fare la prossima proprietà per ritornare subito tra i professionisti?
Investimenti. Innanzitutto occorre immettere tanti capitali per allestire un organico quanto più competitivo possibile e poi bisognerebbe anche riappropriarsi di Torre del Grifo valorizzandolo nuovamente. Inoltre potrebbe essere utile inserire nei ruoli principali dello staff qualche ex giocatore che abbia a cuore le sorti del Catania oltre che le competenze giuste.

Che progetti hai per il futuro e come mai a 32 anni hai scelto di ripartire dalla terza categoria con la Clivense?
In questo momento sto collaborando con una società di osservatori, mi sto anche allenando e nel frattempo sto costruendo un centro sportivo di padel che verrà ultimato nei prossimi giorni. L’esperienza con la Clivense invece è stata più che altro un hobby, nel senso che non è stata un vero proiseguo della mia carriera che ritengo si sia conclusa all’eta di 30/31 anni. Quella in terza categoria è stata un’avventura carina, conoscevo tanta gente lì a Verona e ho deciso di accettare. Diciamo che giocare in terza categoria è stato come disputare le partite di calcetto con gli amici, quindi l’ho fatto più che altro per questo e non certo per un ritorno professionale. In ogni caso sono contento della carriera che ho fatto.

Si ringrazia Valerio Anastasi per la cortesia, la disponibilità ed il tempo concesso per l’intervista.

 

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