In questi giorni diversi gruppi di tifosi si sono mobilitati. Azionariato popolare come alternativa per il Catania che verrà, alcuni hanno invece inviato diverse mail ad importanti imprese di caratura internazionale fornendo un documento con diversi punti in elenco con le caratteristiche della città che potrebbero tornare utili in caso di investimento alle pendici dell’Etna.
In buona sostanza i tifosi rossazzurri stanno provando a fare ciò che dovrebbe fare la politica, ovvero staccare un biglietto da visita di Catania che tenga conto a fronte di tante criticità, delle virtù e delle opportunità che la città potrebbe offrire.
Aeroporto, strutture ricettive da rilanciare e prospettiva di utilizzo (da valutare) di Torre del Grifo sono soltanto alcuni di questi punti.
Certo, per quanto encomiabile appare quasi paradossale che questo tentativo debba essere promosso e realizzato dalla tifoseria, segno che altre componenti fondamentali a presidio del Comune sono in questo momento inefficaci.
In ogni caso, comunque, quello della passione dei tifosi resta il tema di attrazione più suggestivo e forte su cui potrebbe concentrarsi l’interesse di presunti investitori in chiave futura. Che i numeri allo stadio dei tifosi del Catania siano stati negli anni migliori realmente esaltanti, non se n’è fatto mistero. Ecco perché rappresentano un punto cruciale di questa storia.
La storia di una città senza calcio da 13 giorni, e che non si è ancora ripresa dal dramma e dall’incubo di non riuscire a ripartire con slancio per tornare nel calcio che conta.
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