Ciò che è accaduto al Calcio Catania lascia a tutti un profondo senso di vuoto e un desiderio di rivalsa le cui fondamenta dovranno essere costruite con saggezza. Proprio in queste ore il Comune si è messo all’opera: dovrà lavorare al bando e dovrà essere proprio l’ente ad affidare ad una nuova realtà il compito di rilanciare Catania, calcisticamente (e non solo visto l’indotto che un buon lavoro potrebbe produrre anche su altri settori produttivi).
La città pretenda risposte, in tutte le sue componenti – compresa la stampa -, e faccia tesoro del dramma che sta vivendo. L’interruzione dell’esercizio provvisorio, con conseguente revoca del titolo sportivo, seguito al fallimento di dicembre, è l’ennesimo atto che mortifica la città e certifica la sua decadenza. A Catania non si investe più. Un lungo iter di spegnimento della fiammella rossazzurra, con tanti personaggi ruotati attorno all’orbita del club e nessuno di questi capace di tenere vivo un patrimonio cittadino dall’inestimabile valore sociale. Non mancano le polemiche anche nei confronti di Lega e Federcalcio, i cui parametri di sbarramento in condizioni di precarietà economica devono, per forza di cose, essere più stringenti ed efficaci.
Da oggi, oltre a questa doverosa ricerca di verità, parte come detto in precedenza anche la ricostruzione, nel tentativo di proiettarsi al futuro. Un futuro che non può prescindere dalla necessità di una tabula rasa: strada sbarrata per chi in passato è stato vicino al club nei suoi momenti più difficili producendo più disastri che altro.
C’è bisogno di una ventata di novità, di professionalità accertate, di ruoli chiari e nessuna ambiguità, termine troppo spesso accostato al Calcio Catania negli ultimi anni.
Si dice che adesso Catania possa fare gola a molti, ma chiunque si avvicinerà dovrà dimostrare le sue credenziali e la sua forza.
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