Catania è una scelta, coraggiosa e di cuore. Sia perché è una città passionale di suo, da vivere con intensità e trasporto, sia perché nelle tante contraddizioni che porta con sé sulle spalle ci si potrebbe perdere, serve una svolta che richiede una forza straordinaria per essere compiuta. Catania si deve voler bene, si deve scoprire un angolo dopo l’altro, nel tempo se ne rintracciano le potenzialità, si riscontra accoglienza e simpatia, in qualche caso purtroppo ci sono anche i capitoli infelici.
Il calcio è cambiato e con lui anche il modo di gestirlo dal punto di vista societario. Si dice che il futuro sia rappresentato dalle comunità che si traducono in investitori, o dai fondi internazionali che macinano soldi a palate.
Se la prima opzione rappresenta un’alternativa affascinante ma ancora forse impercorribile al 100% delle quote, dall’altra sussistono le solite preoccupazioni sull’appetibilità della città.
Catania si deve voler bene, dicevo, bisogna credere in questa città prima di tutto, vederci l’opportunità di fare affari, investirci e darle una possibilità di fiorire. Il calcio è la materia del popolo, l’argomento di discussione per eccellenza al bar, uno dei simboli più affascinanti dell’appartenenza cittadina nei confronti del suo territorio.
Catania è poesia, una poesia struggente, amara e bellissima. E per questo le voglio bene, credendo per lei in un lieto fine.
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