Diario di bordo, Day 12: nuovo Catania, diversi modelli a confronto

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In punta di piedi, ma con decisione, si cerca la strada migliore per proporsi alla guida del nuovo Catania. Diversi modelli a confronto, dall’azionariato all’imprenditore forte come unico proprietario, passando per altre cordate. La tifoseria rossazzurra vuole evitare ad ogni costo soluzioni “tampone”, la fame di vittorie e la risalita nelle categorie più prestigiose del calcio italiano vuole essere soddisfatta in breve tempo. Ecco che il toto nomi già in queste ore impazza senza sosta.

Tanti incontri, tanto fumo e poco arrosto per adesso. Nei prossimi giorni però qualcosa potrebbe anche prendere la via della concretezza. Abbiamo parlato già più volte della disponibilità di Francesco Russo Morosoli a investire nel progetto di un nuovo Catania a patto di avere al proprio fianco altri imprenditori (uno o due al massimo) con potenzialità rilevanti. Incontri con Riccardo Gaucci – già conosciuto dal tifo catanese – anche lui intenzionato a proporsi qualora ci fossero le condizioni, pare non abbiano sortito gli effetti sperati. Almeno fino ad ora. Si è parlato anche di Nino Pulvirenti e di un suo possibile e clamoroso ritorno ma anche in tal senso la strada non pare più percorribile.

Quanto agli imprenditori oltre lo Stretto tentati dall’affare calcistico in terra etnea, doppio interesse sia calcistico sia di investimenti sul fronte industriale da parte di un gruppo che si presenterebbe soltanto in caso di una congiunzione di più soci. In città alcuni tifosi pensano all’azionariato, e si prova a spingere per comprendere le reali potenzialità di questa iniziativa. Potrebbe essere riproposto a Fabio Pagliara di farsi promotore del tentativo ma al momento la strada è disseminata di ostacoli difficili da superare.

Quanto a singoli soggetti forti, sarà che il calcio è cambiato radicalmente o forse che Catania al momento attira fino ad un certo punto, ma non si ha contezza di soggetti pronti a proporsi. Probabile dunque che la soluzione vincente possa essere quella di un sodalizio tra più soci, inquadrati in un massimo di 4. Un’esperienza che Catania ha già conosciuto, seppur nella particolare misura del numero di soci, oltre 20.

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