Ragionare da grande metropoli. Un’intervista realizzata alla dirigente sportiva Simona Marletta ci lascia questo interessante spunto di riflessione: trattare Catania come importante metropoli è un azzardo o una prospettiva reale? Sicuramente cominciare a ragionare per la costruzione di una città che sia maggiormente attrattiva e fertile, predisposta ad investimenti provenienti dall’estero o da altre regioni d’Italia, oltre che naturalmente pronta a spingere imprenditori locali ci sembra un passaggio obbligato per smettere di parlare di un sud martoriato da continue crisi economiche, da importanti società che chiudono (proprio come il Catania).
Il luogo comune per cui i risultati dello sport sono il riflesso della percezione delle potenzialità di una città nella sua interezza può essere condiviso. Per questo le parole della dottoressa Marletta sono condivisibili. Un cambio di visione e di mentalità, con uno sbarramento delle opportunità a favore di chi ha credenziali professionali ed economiche di rilievo è il primo passo per ritrovarsi domani in una città migliore. In altre parole per crescere occorre cominciare a fare una selezione tra ciò che è nocivo e ciò che rappresenta una opportunità.
Chiaro che il Comune di Catania ha l’obbligo categorico di fare uscire la città da questo limbo terrificante in cui si è cacciata. La lunga scia di occasioni mancate ha creato di fatto una emorragia interna al tessuto sociale, uno strappo nella possibilità di calamitare investimenti.
Il caso calcistico che riguarda la città etnea è una chance di redenzione, se Catania è metropoli, questo è il momento di rilanciare tramite il calcio. Continueremo a batterci su questi concetti senza dimenticare che il cambiamento passa dalla mentalità della gente che vive la città. Alziamo il livello. Tutti.
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