Umberto Calcagno, Presidente dell’Associazione Italiana Calciatori, ai microfoni del quotidiano Avvenire torna sul caso Catania: “Le norme statali di cui si è avvalso il Catania per iscriversi al campionato rappresentano un unicum legato alla fase pandemica: si tratta di un epilogo triste ma fisiologico che consentirà, a bocce ferme, di capire l’importanza di norme più rigide che ci dicano chiaramente chi può permettersi di fare calcio a livello professionistico e chi no. Dispiace molto per i ragazzi del Catania, a livello sportivo avrebbero meritato di finire il campionato di C. I calciatori del Catania sono altri disoccupati del pallone ai quali l’Aic ora dovrà dare adeguato sostegno? In questo, una grossa mano nel recente passato ce l’hanno data anche i ragazzi della Nazionale e la Figc, che con i 4 milioni di euro raccolti nell’ultimo quadriennio e il Fondo Salva Calcio hanno permesso di andare incontro ai 2mila tesserati in cassa integrazione o vittime di fideiussioni false. Come in tutti i sistemi lavorativi ed economici occorre stare sempre più attenti a non creare quel gap tra chi ha tanto e chi troppo poco, e per quest’ultimi vanno incrementati gli strumenti solidali”.
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