A cura di Gianluca Virgillito, Direttore Responsabile della testata Antenna Uno Notizie su Bella Radio Tv e Radio Antenna Uno
Di settimane durissime, non per deboli di cuore, la tifoseria del Catania ne ha vissute già molte. Eccoci giunti ad un altro appuntamento con la storia calcistica della Città dell’Elefante: la seconda asta per l’assegnazione del ramo sportivo della fallita Calcio Catania spa è alle porte, il 4 marzo è sempre più vicino.
A differenza del primo tentativo, andato a vuoto, stavolta l’ambiente è stato mosso da dichiarazioni e “apparizioni” allo stadio che hanno lasciato pronosticare a molti qualcosa di diverso. Nessuno raccoglierà l’appello di una città in crisi, oppure qualcuno vorrà intraprendere una sfida particolare e per certi versi suggestiva, andando a tentare di salvaguardare il titolo sportivo che tradotto significa professionismo? Un appuntamento, inutile negarlo, che riguarda Catania nella sua interezza per tutto ciò che il calcio, a certi livelli, potrebbe significare per altri settori produttivi della città. Ecco perché quest’asta ha un valore, esattamente come la prima, forse rafforzato dal fatto che i curatori fallimentari non avranno altre opportunità per dare seguito alla stagione sportiva della squadra rossazzurra.
Alcuni nomi sono ormai noti, da Mancini a Felleca, passando per Morosoli che ha lanciato giorni fa un appello alla comunione di intenti con altri imprenditori cittadini, appello che stando a quanto ne sappiamo noi, non ha raccolto adesioni. Il primo della lista pare sia davvero intenzionato a tentare, il suo curriculum calcistico non racconta di grandi imprese e la solidità di un eventuale progetto proposto passerà al setaccio di chi è preposto a farlo, oltre che al monitoraggio della stampa e degli appassionati sportivi catanesi. Felleca ha sondato il terreno, ma pare negli ultimi giorni si sia defilato.
Sono queste anche le ore delle strategie, sono questi i momenti in cui celato nel silenzio qualcuno pensa e rimugina, ma non resta poi troppo tempo per mettere in mano al Tribunale i documenti utili per sedersi al tavolo dei contendenti. Se invece, alla fine, il risultato fosse lo stesso “deserto” che si è trascinato dietro la prima asta, allora lì oltre alla delusione dovrebbe scattare un serissimo campanello d’allarme che coinvolgerebbe in prima istanza la politica, chiamata a rendere Catania appetibile dal punto di vista imprenditoriale. Di appuntamenti steccati la città ha già maturato un curriculum importante negli ultimi mesi: è tempo di svoltare con i giusti investimenti e i giusti investitori. O di ricominciare a costruire, con pazienza, meticolosità e progettualità sganciata dal vincolo dell’immediatezza ma dalla virtù del risultato efficace, vincente e duraturo nel tempo.
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