Si avvicina il 4 marzo, data della scadenza della seconda asta indetta dal Tribunale nella speranza che qualcuno rilevi il ramo sportivo aziendale del Calcio Catania. In molti si chiedono in questi giorni cosa succederà qualora anche in questo caso l’asta andasse deserta. La palla resterebbe in mano ai curatori fallimentari che, in base alle disponibilità economiche del club, valuterebbe l’eventualità di una estensione dell’esercizio provvisorio, oppure dopo il 7 febbraio il Catania verrebbe escluso dal campionato.
A tal proposito citiamo l’esempio del Vicenza, fallito a gennaio 2010 e che vide andare deserte due aste, quella del 27 aprile e dell’11 maggio. Dopo la salvezza conquistata sul campo di Santarcangelo, il Tribunale invitò i soggetti interessati all’acquisizione del Vicenza Calcio a presentare una proposta entro le ore 12 del 28 maggio. Il prezzo base fu fissato in 1,47 milioni di euro in caso di Serie C e 1,1 in caso di Serie D. Nell’eventualità di presentazione di più offerte irrevocabili di acquisto si sarebbe tenuta immediatamente una gara davanti al Giudice Delegato, con rialzo minimo di 50mila euro, partendo come base d’asta dalla più alta offerta ricevuta non inferiore a 1,1 milioni di euro.
La spuntò Renzo Rosso, attraverso la OTB Holding, con un’offerta che previde l’accorpamento del Vicenza Calcio con il Bassano Virtus e il trasferimento della società da Bassano a Vicenza mantenendo colori sociali biancorossi, tradizione sportiva del Vicenza Calcio ma nuovo nome societario. Dopo un’analisi da parte del Tribunale, la società venne ceduta a Renzo Rosso e ridenominata L.R. Vicenza Virtus, ripartendo dalla C. Con i soldi di Rosso il Tribunale pagò i costi residui della gestione provvisoria, condotta dal curatore fallimentare Nerio De Bortoli.
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