“Trattandosi di vicenda di particolare interesse sociale, si comunica che in data odierna l’udienza di vendita in forma telematica del ramo caratteristico calcistico della società fallita Calcio Catania Spa è andata deserta per mancanza di domande di partecipazione, peraltro, non risultando accreditata, sul conto della procedura, alcuna somma a titolo di cauzione”. E’ il contenuto della nota ufficiale diramata dal Tribunale di Catania che certifica, ancora una volta, le chiacchiere inutili sul Catania ed il ruolo del tutto inconsistente delle istituzioni locali.
L’appello dell’assessore comunale allo sport Sergio Parisi non è bastato affinchè si ponessero le basi per avviare “un nuovo ciclo imprenditoriale virtuoso, rilanciando lo storico titolo sportivo e il suo caratteristico brand in un territorio che, nonostante i persistenti fattori di crisi, continua ad avere straordinari poli di attrazione economica e sociale”, citando le parole contenute in un comunicato diffuso tempo fa dal Comune di Catania. Evidentemente la decima città d’Italia per numero di abitanti, non è così appetibile. Vuoi per la crisi profonda che attanaglia il tessuto economico e sociale cittadino, vuoi perchè oggi i costi sono difficilmente sostenibili per l’industria del pallone – situazione ancor più delicata in Serie C – e vuoi perchè l’imprenditoria locale non si dimostra così attratta dalla prospettiva d’investire per un deciso rilancio del calcio a Catania.
Per il resto sono ben presenti le chiacchiere, le parole buttate lì a caso. Abituandoci a false promesse, ad illudire le aspettative dei tifosi, a tradire la passione di una piazza affamata di calcio che non riesce a rivedere un pò di luce in fondo al tunnel. Nelle ultime ore le speranze erano state affidate alla figura di Benedetto Mancini, nome dal curriculum poco incoraggiante che aveva garantito la partecipazione all’asta, arrivando al punto di richiedere formalmente l’affiliazione alla FIGC ed iscrivendo una società con sede legale a Catania denominata Football Club Catania 1946. L’imprenditore romano avrebbe potuto fare ricredere gli scettici. E invece, a conferma delle varie esperienze non andate a buon fine, anche stavolta al momento del dunque non sono pervenute risposte edificanti.
Lui asserisce di avere inoltrato la PEC e di avere effettuato il deposito della cauzione del 25% del prezzo base d’asta, ma di fronte a quanto pronunciato dal Palazzo di Giustizia – garanzia totale di trasparenza – francamente diventa un meccanismo complesso schierarsi dalla parte della ragione di Mancini. Catania ne piange le conseguenze e, soprattutto, la città tutta esce dolorosamente sconfitta per l’ennesima batosta ricevuta. Adesso i tifosi restano aggrappati alla eventuale proroga dell’esercizio provvisorio, altrimenti la delusione si trasformerà in umiliazione qualora il Catania venisse escluso dal campionato, falsando il torneo stesso. Uno scenario triste, amaro e l’ennesimo rospo da ingoiare per tifoseria e squadra.
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