Doveva essere una gara importante per testare ambizioni e potenzialità del Catania. E’ arrivata una sconfitta sonante, che non cancella quanto di buono fatto in precedenza dalla squadra ma deve invitare a riflettere. Benchè una giornata storta possa capitare a chiunque, vien da chiedersi come mai i rossazzurri abbiano letteralmente rinunciato a giocare. Il Catania di momenti difficili ne ha vissuti parecchi in questi mesi per via delle note vicissitudini societarie, raramente sbagliando approccio. Stavolta il Catania non ha approcciato male all’incontro, semplicemente non è pervenuto sul rettangolo verde. Crollando sotto i colpi di un Foggia che viaggiava a ben altra velocità.
Rossoneri sempre pronti a ringhiare sul portatore di palla adottando un pressing alto con furore agonistico, determinazione e qualità. Meriti legittimi che vanno riconosciuti ai satanelli, ma il Catania ha mantenuto la luce spenta dal fischio d’inizio. Concedendo praterie all’undici di Zeman con un atteggiamento insolitamente remissivo. Nella ripresa il Foggia si è limitato a gestire il rassicurante vantaggio contro un Catania che ha creato appena qualcosina sfruttando le accelerazioni di Greco e Albertini, la tecnica e buona volontà del neo entrato Piccolo. Ma ormai il risultato era decisamente compromesso, frutto di un primo tempo disastroso e imbarazzante.
I ragazzi di Baldini sono stati umiliati ed è un dato di fatto. Le cause della disfatta possono essere molteplici. Ipotizzando, ad esempio, che la situazione societaria non aiuti, in un contesto dove l’aggiudicatario del bando Benedetto Mancini non ha ancora firmato il rogito notarile e Maurizio Pellegrino ha già comunicato l’intenzione di dimettersi. Ci sono gli emolumenti dei calciatori da coprire fino a luglio, scadenze da rispettare per il presente e l’immediato futuro, tra dubbi e perplessità. Può anche darsi che la tappa foggiana abbia rappresentato un incidente di percorso dopo un sovraccarico di stress e di energie psicofisiche.
Ha ragione, in tutti i casi, lo stesso Baldini – che sia nella buona che nella cattiva sorte è solito metterci la faccia – nella misura in cui ha dichiarato nel post gara di non cercare alibi. Invitando la squadra a fare altrettanto. Occorre raddrizzare la barca, raccogliendo quanto prima i punti necessari per l’aritmetica salvezza. Perchè c’è una maglia da onorare al di là di ogni avversità, un campionato da portare a termine nella maniera più dignitosa possibile. Il Catania, a prescindere da tutto, ha sempre messo l’orgoglio al primo posto. E’ stato e dovrà continuare ad essere così fino alla fine. In attesa di certezze concrete sul piano della stabilità societaria.
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