Quando manca poco meno di una settimana alla seconda asta fallimentare, all’interno dell’ambiente catanese cresce spasmodica l’attesa per capire se ci saranno effettivamente dei compratori interessati a rilevare il ramo sportivo del Calcio Catania e quali garanzie economico-progettuali garantiranno. Il 4 Marzo alle ore 12:00 scadrà il termine ultimo per la presentazione delle offerte d’acquisto, mentre dalle 16:00 in poi si procederà all’apertura delle buste ed eventualmente (dalle ore 17:00) all’inizio dell’asta vera e propria. A breve dunque capiremo ufficialmente se dalle ceneri del defunto Catania Calcio, fallito lo scorso 22 Dicembre, potrà nascere una nuova società e se questa sarà in grado di raccoglierne e perpetuarne storia e tradizione.
Rispetto al silenzio tombale della prima udienza, andata poi deserta, stavolta sembrerebbero esserci più movimenti, sebbene alcuni dei potenziali acquirenti destino non poche perplessità. Il tribunale fallimentare ha dimezzato la base d’asta (non più 1 milione ma 500.000€) mantenendo però invariate alcune condizioni fondamentali espresse nel bando precedente: il rilancio minimo per ciascun offerta pari a 50.000€, il deposito cauzionale del 25% rispetto alla somma totale da versare, la creazione di una società, con base nel capoluogo etneo, recante la denominazione “Catania” nel proprio nome e l’assenza del centro sportivo di Torre Del Grifo tra gli asset rilevabili.
La non presenza del Village all’interno del bando funge sicuramente da grande deterrente per investitori miopi e poco lungimiranti perché, sebbene permangano alcune incognite, rilevare un club storico come quello catanese avrebbe i suoi vantaggi:
innanzitutto il centro sportivo potrebbe essere riacquistato in un secondo momento direttamente dal Credito Sportivo attraverso formule che possano agevolare la nuova proprietà, inoltre il salvataggio del ramo sportivo d’azienda permetterebbe il mantenimento della categoria (da conquistare però anche sul campo), la continuità storica con l’ormai scomparsa matricola 11700 ed eviterebbe la perdita del patrimonio tecnico ed umano rappresentato dai tesserati rossazzurri. La scelta di cuore fatta da Baldini e dai suoi ragazzi di non abbandonare la nava ha rinsaldato ancora di più il legame tra squadra ed ambiente, uniti più che mai. Perdere questo patrimonio umano ancor prima che sportivo sarebbe davvero un errore imperdonabile.
Infine l’aspetto più importante è quello economico, visto che tra il completamento dell’attuale stagione sportiva in Serie C e un campionato di vertice in Serie D l’anno prossimo, le differenze di costi incidono relativamente, con l’aggravante delle incognite legate alla risposta della tifoseria sulle vicende del nuovo Catania (nei Dilettanti si tratterebbe infatti di una realtà calcistica completamente ex novo e totalmente distaccata dalla 11700), all’azzeramento dell’asset sportivo attuale ed all’effettiva mancanza di sicurezze sull’immediato ritorno tra i professionisti. In un momento di così grande incertezza sul destino del principale sodalizio calcistico cittadino, tutti i supporter etnei hanno però un’unica grande convinzione: no ad avventurieri o sciacalli arrivati soltanto per farsi pubblicità, sì ad imprenditori forti e seri disposti ad assicurare un radioso futuro, nel medio-lungo periodo, al Calcio Catania.
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