Fabio Pagliara, Presidente della Fondazione Sportcity, ospite della trasmissione televisiva SalaStampa, su Tele One. Spazio anche ad alcune considerazioni sul ruolo operato da Sigi all’interno del Calcio Catania, il presente e futuro della società rossazzurra quando si avvicina la seconda asta. Ecco quanto evidenziato da TuttoCalcioCatania.com:
“Sigi? Il latte è stato versato ormai. Inizialmente l’obiettivo di salvare titolo e matricola è stato centrato. Rimango convinto che quel modello fosse virtuoso in prospettiva. Poi si doveva rafforzare il meccanismo per potere cedere al Tacopina di turno. Io credo che il più grande errore di Sigi sia stato non affidarsi ad una governance di alto profilo e che fosse competente in organizzazione sportiva e nel calcio. Sono imprenditori che sanno fare benissimo il proprio lavoro ma non è sufficiente questo per essere manager sportivi. In grandissima parte credo, a parte il problema della pandemia, siano mancate le competenze. Fare calcio in una città come Catania, con una situazione complicata come quella e con Torre del Grifo necessita di competenze vere. Io non saprei fare il Direttore di una squadra di calcio perchè non capisco di calcio, per farlo ci vuole qualcuno che sappia come valorizzaze i giovani, come si vendono. Ognuno fa il lavoro che sa fare. Purtroppo quel che è accaduto, è accaduto. Sicuramente l’operazione Tacopina o chi per lui non poteva non essere colta. Era un’opportunità da non lasciarsi scappare perchè non c’erano tante possibilità in quel momento”.
“Oggi è evidente che il 10% di una società di calcio a poco a poco debba essere gestito da un azionariato popolare. Avere di base un fondo d’appartenenza della città non è mai sbagliato ed è utile perchè dà il senso di quello che si deve fare. L’attuale bando è un affare. Comprare il Catania costa 500mila euro, non hai Torre del Grifo che è un bene del Credito Sportivo e nessuno può comprarlo perchè la sua funzione non è puramente commerciale, deve essere abbinato al calcio ma è presumibile che chi compra il Catania avrà poi un ruolo all’interno della possibilità di interagire con Torre del Grifo. Si compra la società finendo la stagione con 2/2.5 e mezzo, poi c’è la partita del futuro. Ci si deve iscrivere al campionato ma senza il monte debitorio precedente, senza quell’appesantimento così forte. Occorre un gruppo con una nuova proprietà che abbia la capacità economico-finanziaria di immaginare non di vivacchiare in C ma di salire in B perchè è da lì che inizia il ritorno economico. Chi prende il Catania deve ipotizzare nel biennio successivo una spesa che può essere intorno agli 8-10 milioni annui per salire in Serie B e avere solidità. Ripartendo dalla D perderesti la C e daresti una botta alla città e all’ambiente perchè si capirebbe che non c’è magari questo grande interesse”.
“Il rischio è che queste operazioni interessino più ai faccendieri che ai fondi. Bisogna stare molto attenti. La mia sensazione è che il fondo nell’immediato non entri. Dei fondi stranieri entreranno nel tempo a Catania prima o poi, quando ci sarà una situaizone di maggiore serenità, certezza, pianificazione dell’investimento in tempi reali. Oggi è molto più facile pensare ad una formula magari mista o non mista di imprenditoria nazionale o locale che prenda il Catania. Confido nel fatto che la curatela vorrà ampie garanzie, auspicando che la vendita vada ad un imprenditore solido e che non speculi sulla storia del Catania. Chiaramente la situazione attuale è lo specchio di un periodo storico complessivo perchè il mondo del calcio produce debiti, inoltre in città negli ultimi anni la situazione economica si è resa molto più complicata, c’è un disagio sociale molto forte. Baldini? Ha fatto un grande lavoro, idem Pellegrino. Maurizio è un grande amico, persona a cui voglio molto bene che credo anche in questo caso abbia dato una grande prova di professionalità e di amore per la città. Sogno? Mi auguro che possa esserci come Direttore Generale in futuro una persona tipo Angelozzi, che conosce bene l’ambiente del calcio ma si deve volare molto alto da questo punto di vista. La discontinuità è necessaria in questo momento per dare credibilità al progetto”.
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