ESCLUSIVA – Millesi: “Catania, difficoltà in casa fattore mentale. Asta? Ci vuole rispetto per città e tifosi. Si riparta soprattutto dalla competenza nel calcio”

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Francesco Millesi

Si avvicina la sfida Avellino-Catania, una partita dal sapore speciale per Francesco Millesi, trattandosi dei suoi più importanti amori calcistici. Figlio dell’Etna, Francesco Millesi in rossazzurro ha coronato il sogno di giocare in Serie A. In terra irpina, invece, ha totalizzato più di 200 presenze scrivendo tante pagine di storia biancoverde. Abbiamo raccolto le sue impressioni in vista del match:

Catania che non riesce a dare continuità ai propri risultati, con un rendimento migliore in trasferta rispetto alle gare casalinghe. Da cosa dipende tutto questo?
“Il Catania dovrebbe migliorare il rendimento interno. Prima del confronto con il Francavilla, i rossazzurri non vincevano dal derby Catania-Palermo disputato a dicembre. Adesso c’è stata una nuova caduta contro la Paganese. E’ un fattore mentale più che altro, perchè quando ti trovi in una situazione come quella attuale, a maggior ragione gli avversari vengono a Catania a mordere perchè sanno che hai dei problemi e non ti lasciano la possibilità di esprimerti al massimo. Quando ci sono questi problemi alla lunga la squadra ne risente perchè parliamo di calcio, uno sport collettivo. Ci sono 25 componenti che devono remare nella stessa direzione, cercando di far finta che vada tutto bene ma non è semplice perchè magari un singolo giocatore risente maggiormente delle dinamiche societarie, e questo porta a difficoltà aggiuntive anche per il resto della squadra. Va fatto comunque un plauso al gruppo che sta lottando nonostante tutto. C’è da migliorare il ruolino di marcia casalingo, il vero neo della squadra negli ultimi due mesi e mezzo”.

La squadra di Baldini ha sempre dimostrato di sapere reagire alle avversità, rialzando subito la testa. Sarà così anche ad Avellino?
“Dopo ogni caduta, solitamente questo Catania dimostra di avere la forza per risollevarsi. Solo che in questo caso l’avversario si chiama Avellino. I biancoverdi sono ostici, difficili da affrontare. Ripeto, l’unico problema del Catania sul campo è rappresentato in questo momento dalle difficoltà incontrate tra le mura amiche. Per superarle c’è da lavorare tanto sul piano mentale. Sicuramente il Catania se la giocherà ad Avellino, ma non sarà affatto una partita facile”.

A proposito di Avellino, quali saranno le principali insidie per il Catania?
“L’Avellino è ben organizzato. Anche se ci sono stati dei problemi che hanno portato al cambio di allenatore, questi ragazzi vogliono a tutti i costi far bene, la società idem. C’è un’atmosfera abbastanza calda in Irpinia, Avellino è una grande piazza, affamata di calcio. Sarà una partita veramente dura per il Catania, che dovrà stare concentrato dal primo all’ultimo secondo. Senza farsi condizionare dall’ambiente o dall’aggressività che possono avere gli avversari nel raggiungimento del risultato. Questa è la partita più difficile che il Catania potesse affrontare in questo momento”.

Viceversa in cosa l’Avellino dovrà prestare particolare attenzione contro il Catania?
“L’Avellino incontra un Catania che può essere un pò zoppo ma Baldini è un grande professionista, non ha mollato e non mollerà. Troveranno un avversario che per forza di cose proverà a fare la partita. Il Catania non starà lì ad attendere i biancoverdi, anzi cercherà di portare a casa un risultato importante perchè la classifica richiede tale necessità, e poi in trasferta i rossazzurri stanno facendo meglio ultimamente”.

Quanto peserà l’assenza di Silvestri per la difesa irpina?
“E’ un buon giocatore, gli anni migliori della sua vita calcistica li sta vivendo ad Avellino, piazza che ha sempre avuto difensori con la D maiuscola. E’ un elemento molto valido e utile alla squadra, ma sono certo che non rappresenterà un problema sostituirlo. Chiunque entra in campo ha sempre dato il massimo nella formazione biancoverde, facendo spesso anche meglio di chi ha sempre giocato. Anche stavolta chi rimpiazzerà Silvestri non lo farà rimpiangere”.

Che gara ti aspetti sabato tra le due squadre e quanto sei legato ad entrambe?
“Con tutto il rispetto per le altre compagini in cui ho militato in carriera, Catania e Avellino rappresentano la mia vita calcistica. Avellino si può dire che mi ha cresciuto calcisticamente, mi ha dato tanto e anch’io ho dato tanto ai colori biancoverdi. Catania mi ha fatto esaudire il sogno da bambino di vestire la maglia rossazzurra in Serie A. Sono le casacche che porto nel mio cuore e vorrei tanto che mai accadesse qualcosa di negativo a loro. Mi auguro che un giorno la rivalità sportiva tra le due compagini possa venire meno perchè sono grandi piazze che meritano calcio vero e palcoscenici migliori”.

In chiusura, sei ottimista circa la seconda asta per l’acquisizione del ramo calcistico del Catania?
“Io sono una persona abbastanza positiva anche quando non vedo spiragli. Credo ci possano essere delle belle sorprese, me lo auguro da catanese perchè è giusto che per questa maglia ci sia una continuità. Sarebbe davvero un peccato e molto grave buttare al vento un patrimonio. Spero ci sia gente seria che possa prelevare il Catania, sviluppando un progetto vero con persone competenti ed un budget solido tenendo conto delle entrate e delle uscite. Ciascuno operativo nel proprio ruolo, gestendo gli ambiti tecnici e societari. Oggi il calcio italiano esprime personalità che non c’entrano nulla con il calcio ma fanno parte di questo ambiente. Troviamo sempre più spesso elementi che gestiscono società e squadre ma non hanno mai fatto calcio, magari ringraziano l’amico dell’amico, chi porta qualche entrata alla società. Nel calcio ormai non c’è più meritocrazia. Senza un gruppo serio, solido e competente poi s’incappa nei fallimenti. Non è giusto, ci vuole rispetto per la città ed i tifosi che amano la maglia e vanno allo stadio per quella maglia che sognano anche la notte. In Italia si vedono scenari devastanti, soprattutto nel calcio dilettantistico. Serie D ed Eccellenza sono campionati che andrebbero ormai aboliti. Mi dispiace per tutti quei ragazzi che sognano di diventare calciatori ma gli scenari sono improponibili, con società assenti, allenatori che allenano solo per amicizia o gratis. Ci sono tante realtà tra i dilettanti vergognose dove i calciatori stessi fanno fatica a crescere e si vedono svanire un sogno. Si dovrebbe un attimino azzerare il calcio italiano e ripartire con decisione e soprattutto competenza”.

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