Fabio Pagliara, presidente della Fondazione Sportcity che sta ridisegnando il modello sportivo a livello nazionale, è stato uno degli ideologi della cordata etnea che due anni fa aveva salvato il Catania dal fallimento. Poi le strade si sono divise perché le idee di sviluppo portate avanti da Pagliara non erano di immediata realizzazione. Ai microfoni de La Gazzetta dello Sport rilascia alcune dichiarazioni in vista dell’appuntamento in Tribunale dell’11 febbraio per l’asta competitiva che assegnerà il ramo calcistico aziendale del Catania:
“Oggi Catania e il Catania sono una realtà talmente appetibile per cui io credo che sia utile partecipare al bando per investire con determinate garanzie che la città adesso offre. L’interesse è che non venga qualcuno tanto per. Deve essere il migliore. Tutti noi abbiamo l’obbligo di dare una mano. In questo momento partecipare al bando del Catania è un’opportunità per chi investe sul territorio. Oggi si subentra in una condizione non pesantissima, la piazza c’è sempre con l’amore per il calcio che non ha eguali. In una regione che dal Pnrr potrebbe avere dal turismo sportivo asset interessanti, il nostro compito è far sapere il più forte possibile che la realtà Catania merita. Non è un ripiego, ma un’occasione unica”.
“Visto che gli investitori stranieri puntano alcune località italiane io ribadisco che Catania è una grande piazza. Se consideriamo il mondo del calcio basti pensare alle 12 mila presenze in occasione del derby col Palermo, ma anche l’atto d’amore della città che ha sborsato 130 mila euro per aiutare la squadra a iscriversi in estate. Non dimentichiamo che lo stadio sarà sistemato con investimenti già individuati. Siamo tutti stanchi, ma se arriva una ventata di novità e di serietà si riparte. Non entro nel rilancio di Torre del Grifo, ma in merito al ramo aziendale calcio un investitore serio può accendere di nuovo la luce. E’ il momento di stare uniti tutti e far capire che investire a Catania ha un senso”.
“Se da Catania dovessero chiedermi qualche idea sarei ben felice di farlo. Non chiedo ruoli né visibilità. Un consiglio subito mi sento di darlo: massima stima per Baldini e Pellegrino che hanno fatto bene. Magari se si potesse ripartire da loro sarebbe già un gesto di riconoscenza e di continuità”.
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