Intervistato da Gianluca Di Marzio per LaCasadiC, l’attaccante Luca Moro parla di derby, Catania, presente e futuro. Riportiamo un estratto dell’intervista concessa dal calciatore classe 2001:
“Derby? E’ molto sentito qui a Catania e in Sicilia in generale. Queste due squadre si sono affrontate per tanti anni in Serie A e vogliono entrambe vincere. Oggi siamo andati a ricevere la benedizione di Sant’Agata con la squadra, poi abbiamo fatto un giro in centro. Magnifico. Siamo tutti carichi, è la partita che aspettiamo. E’ fondamentale per noi. Pagati gli stipendi di ottobre? E’ un segnale forte. Adesso tocca a solo a noi, non abbiamo scuse. Cosa mi ha dato Catania? Quando arrivi in una squadra nuova così giovane e ti trattano come tutti gli altri è bellissimo e non è scontato. Qui sono lontano da casa ma il gruppo mi ha fatto sentire subito partecipe. C’è tutto per far bene. Perché ho scelto il Catania? Sapevo che era una piazza importante e che qui mi sarei ‘fatto le ossa’. Potevo crescere definitivamente ma poteva anche andare male… Comunque volevo un’esperienza così perché poteva rendermi subito pronto per palcoscenici importanti. Conoscendo la piazza, la sua storia e i suoi tifosi.”
“Ho notato che ora gli avversari mi affrontano diversamente. E mi fa piacere anche quando i tifosi delle altre squadre mi applaudono nel riscaldamento. E’ qualcosa che non si vede tante volte. Nelle prime partite l’approccio era più quello verso un ‘ragazzino’ e mi lasciavano più spazio, ora invece appena il pallone si avvicina all’area mi iniziano a placcare subito. E devo fare sempre di più per spiazzarli ogni volta. Il mio sogno? Giocare il Mondiale con la Nazionale. Punto più in alto possibile. Qatar? Vedremo. L’obiettivo è tra 4 anni ma vediamo. Questo è un anno fondamentale per me. Futuro? Vediamo prima come finisce l’anno. C’è ancora tutta la seconda parte di stagione. Bisogna finire l’anno e poi si tirano le somme”.
“Cosa mi piace di più di Catania? Purtroppo qua si mangia troppo bene e bisogna mettere dei ‘paletti’, altrimenti non si esce dal fritto. Arancini, cannoli… Fantastici. Per me è un’esperienza nuova avere tutta questa attenzione. La gente mi ferma, i ragazzini mi chiedono una foto. Mi guardano tutti con occhi diversi. E alla fine sono come me qualche anno fa quando che guardavo i più grandi. Siamo un bel gruppo nel complesso. Non in tutte le squadre si trova questa complicità con tutti i compagni. Quando si sta bene si lavora bene”.
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