Ha indossato la maglia del Catania in Serie A e C. Nella stagione 2018/19 è ripartito dal Matera, squadra della sua città ma è stato travolto dal caos che ha prodotto l’estromissione dei lucani dal campionato. Da qualche anno Gianvito Plasmati ha deciso di allontanarsi dal calcio, dedicandosi ad altre attività. Segue sempre con interesse, però, le vicende del Catania. Abbiamo scambiato qualche battuta con lui che, tra le altre squadre in cui ha militato, ha fatto anche parte della rosa dell’ACR Messina per qualche mese nel 2017.
Da un derby all’altro, quali rischi ed incognite per il Catania?
“Innanzitutto mi preme sottolineare e complimentarmi con la dirigenza catanese che nonostante gli ormai noti problemi societari ha fatto un lavoro egregio perchè il Catania si trova in una posizione serena di classifica, del Messina invece non si può dire la stessa cosa con un lavoro tecnicamente non all’altezza della piazza. Lo testimoniano i numeri, i vari esoneri e le dimissioni di personaggi a voi abbastanza noti. Fatta questa premessa doverosa, per quanto riguarda la partita ritengo che il Catania per quanto espresso in questa prima parte di stagione sicuramente ha valori oggettivi migliori rispetto al Messina. Tuttavia ci sono delle incognite che vanno tenute in considerazione. Vincere il derby col Palermo ti dà sempre un’adrenalina diversa da altre gare perchè la piazza ti porta a vivere emozioni differenti. Inoltre quello di Messina è un derby sentitissimo da parte messinese. Io ho vissuto più Catania che Messina come realtà, so che i messinesi lo vivono in maniera davvero molto sentita”.
Si dice che nei derby i valori si azzerano, concordi?
“Secondo me non si azzerano perchè ormai sono passati quasi quatto mesi dall’inizio del campionato e cominciano a delinearsi i valori puri delle rose. Ripeto, il lavoro svolto dalla dirigenza del Catania è egregio, con problematiche diverse ma in qualche modo anche simili a Messina visto che pochi soldi ci sono a Catania, idem in terra peloritana”.
Quali ricordi conservi dell’esperienza messinese?
“Purtroppo l’avventura l’ho vissuta poco e male perchè c’era stato un cambio di società a marzo, io sono arrivato lì da svincolato e questa cordata che si doveva formare mi ha coinvolto. Poi le cose sono andate male dal punto di vista societario ed è durata pochissimo la mia esperienza al Messina. Ero fermo da sei mesi, lasciai Catania una volta avvenuto il ritorno di Lo Monaco”.
Che effetto ti ha fatto affrontare il Catania da giocatore del Messina?
“Era come affrontare la squadra della mia città. Ho tantissimi ricordi a Catania, i tifosi etnei mi vogliono un bene dell’anima. Non mi lasciava indifferente, non era una partita normale per me. Prima di approdare a Messina, quella seconda avventura col Catania s’interruppe nonostante io avessi già l’accordo di rinnovo pluriennale con i dirigenti di allora. Con il nuovo avvento di Lo Monaco la mia presenza e la sua erano incompatibili”.
Che effetto ti fa, invece, vedere ancora lottare in campo Izco?
“Non molla, eh!? Un ragazzo di cuore. A lui auguro tutte le migliori fortune e spero possa giocare ancora a lungo. Da tempo mi deve fare una statua, sto aspettando. Ci riferiamo a Juventus-Catania, il mio assist vincente nel finale di gara sul campo di una grande squadra. Era una Juve in crisi ma con una rosa di assoluto valore”.
Fu la partita della svolta…
“Noi eravamo ultimi in classifica, fu la partita che ha segnato letteralmente lo spartiacque della stagione intera. Eravamo condannati a perdere quella partita. Ricordo un siparietto tra Mihajlovic e Lo Monaco. Quest’ultimo diceva di pensare già a preparare la sosta, mentre Mihajlovic rispose che andasse ancora giocata quella partita, di volerla fare bene e di provare a vincere a Torino. Alla fine portammo a casa i tre punti”.
La presenza di Mihajlovic in panchina diede un impulso decisivo alla cavalcata nel Catania nel girone di ritorno?
“Nel girone d’andata subimmo una serie di episodi controversi, diciamo che ci girò male. In quello di ritorno invece gli episodi ci diedero ragione facendo un cammino straordinario da quella gara in poi. Successivamente io ho avuto i problemi noti con Lo Monaco e partecipai poco a quella scalata. Ci fu una rinnovata consapevolezza da parte della squadra, chiaramente quando i risultati arrivano ti danno fiducia ed il mister fece un grande lavoro”.
Cosa ti spinse a tornare a Catania malgrado la retrocessione in C?
“Tornai nell’anno post ‘Treni del Gol’. Dalla possibilità di tornare in A il Catania si ritrovò in C. Non si sentiva di grosse problematiche legate alla società, anche durante la mia permanenza non c’erano sentori affinchè si pensasse che la proprietà non fosse solida. Ma la dirigenza fece un gran lavoro. Troppo spesso si è sottovalutato il lavoro fatto quell’anno. Noi partimmo da -11 con una squadra costruita nell’ultima settimana di mercato. Le nostre difficoltà oggettive venivano vissute come una cosa normale da fuori. Bonanno, Pitino e la buonanima di Ferrigno avevano 40 giocatori in rosa, hanno dovuto sfoltirla con contratti pesantissimi, insostenibili per la C. Sarebbe finita qualora non fossero riusciti a liberarsi anche di uno solo di quei contratti. Nè la piazza nè la stampa si resero conto delle criticità. Io dicevo che il Catania si dovesse conquistare la salvezza sul campo perchè c’erano difficoltà e la squadra era nuova. La nostra partenza in campionato fu eccezionale, poi troppi problemi, infortuni a raffica, io non stavo mai bene, Russotto si ruppe la spalla, crociati saltati, un macello. Rimango dell’avviso che si dovesse costruire una base per il futuro, poi quando cambi la testa della società cambiano tante cose. Oggi magari che il Catania è in balia delle onde ormai da troppo tempo tifosi e addetti ai lavori capiscono le problematiche serie attraversate. Il più grande errore fatto nella gestione Pulvirenti fu quello di cambiare dirigenza al secondo anno di Lega Pro”.
Torniamo a Messina-Catania, rossazzurri favoriti oppure il derby sfugge da ogni pronostico?
“Il Catania è sicuramente favorito e lo dicono i numeri, però i derby sono partite molto particolari. Vuoi per la situazione messinese perchè nella disperazione magari si tirano fuori qualità non ancora emerse, vuoi perchè la storia di questo campionato dice che quando una squadra cambia allenatore ha sempre uno sprint nella partita immediatamente successiva. Il Catania deve affrontare questa gara in maniera super concentrata. Non è che si batte il Palermo e sei diventato all’improvviso il Manchester City. Bisogna vincerle le partite, affrontarle con lo stesso spirito con cui hai affrontato il Palermo”.
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