ESCLUSIVA – Barbagallo: “Catania malato terminale. Manca un progetto sociale, nel calcio si deve fare squadra”

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Nel corso della trasmissione Città Rossazzurra (appuntamento dal lunedì al venerdì ore 19/20), su Radio Antenna Uno in collaborazione con TuttoCalcioCatania.com abbiamo sentito telefonicamente l’opinionista ed ex Club Manager della Sicula Leonzio Sergio Barbagallo che vanta varie esperienze nel mondo manageriale e sportivo:

Sergio, un tuo commento sulla situazione che si vive in casa Catania.
“Mio modestissimo parere, riguardo i tecnicismi del Tribunale conosciamo bene le date di scadenza fissate ma dico sempre che per conoscere il futuro bisogna dare un’occhiata al passato. Per quanto riguarda la Sigi, ha creato un modello europeo di azionariato, che a me piace molto se tutte le teste avessero la stessa mission. Il denaro ci vuole ma poi servono altri requisiti, la competenza, l’entusiasmo, tutta una serie di situazioni che possono poi generare un frutto proficuo. Certamente quello che è stato fatto, è stato fatto per salvare una storia, una matricola ma non può essere questo il punto d’arrivo. Il punto d’arrivo è tragico in questo caso perchè io non vedo un lieto fine soprattutto dal punto di vista imprenditoriale. Perchè al di là di ogni ragionevole dubbio il Catania è un malato terminale”.

La proposta di azionariato popolare è naufragata subito dopo l’acquisto di Sigi. Servirebbe un imprenditore che voglia spendere così tanto da pagare inoltre i debiti del Catania. Fermo restando che, poi, per portare avanti un progetto interessante possono bastare anche poche risorse. Che ne pensi?
“Assolutamente sì. Il progetto di azionariato partì dal dott. Pagliara, eppure fu uno dei primi ad essere stato lasciato fuori dalla Sigi. Questo perchè probabilmente aveva delle idee non condivise con altri soci. Bisogna ripartire da un progetto sociale. Io vivo in Austria ed ho avuto modo di assistere ad una partita di Europa league del Rapid Vienna. Il calcio è un evento, non una partita a sè. E’ un evento che parte la mattina e finisce nel post-gara, gira il mondo attorno ad un evento sportivo. Manca un progetto sociale che accompagna tutto questo. Dobbiamo partire da lì. Io ho avuto la fortuna di far parte sia sul piano giornalistico che manageriale di alcune realtà, ho vinto un campionato di D con la Sicula Leonzio allenata da Ciccio Cozza. I giovani sono una risorsa, ma tante circostanze si creano con il lavoro e lo spirito di servizio da parte di tutti”.

E’ davvero così difficile vincere in Serie C?
“Questo campionato di C è totalmente scadente. C’è chi dice che vincere è difficilissimo ma non è assolutissimamente vero. Vincer è difficile sì, ma non impossibile. Bisogna avere una serie di requisiti. Quando ci sono determinati soggetti che pensano soltanto all’Io, non è più gioco di squadra con risultati di squadra ma diventa una partita a sè ed i risultati non potrai raggiungerli mai. So che è un concetto filosofico ma oggi bisogna cambiare culturalmente il pensiero se si vuole andare avanti”.

Il Catania vanta in squadra una punta di diamante, Luca Moro. Lo vedresti già pronto addirittura per la Serie A?
“Assolutamente sì. E’ un ragazzo che ha fatto già 16 gol, uno di quegli attaccanti che può ricoprire tutti e tre i ruoli in attacco nonostante la stazza fisica. Calcherà probabilmente i campi importanti, glielo auguro perchè i ragazzi sono il nostro futuro. Che Catania sia di buon auspicio per lui”.

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