Il 21 Dicembre 2021 sarà, purtroppo, una data indelebile nel cuore di ogni tifoso rossazzurro. Nel giorno del solstizio d’inverno la sezione fallimentare del tribunale etneo ha decretato la fine del sodalizio calcistico cittadino, interrompendo di fatto un percorso lungo 75 anni. Il fallimento del Calcio Catania 1946 è stato l’epilogo inevitabile di una profonda crisi economico-societaria che ha attanagliato la matricola 11700 ormai da tempo immemore.
L’inizio della fine deve essere ricercato nell’ultima stagione di Serie A quando l’allora proprietario Antonino Pulvirenti decise di affidare le chiavi del club a Pablo Cosentino, un semplice agente sportivo. La scommessa effettuata dal presidente si rivelò troppo azzardata, determinando la retrocessione in cadetteria del club dopo otto campionati consecutivi di massima serie. Nonostante la perdita della Serie A, il patron Pulvirenti decise di perseverare nell’errore, mantenendo saldamente al proprio posto il dirigente argentino. A nulla valsero gli ingenti investimenti economici effettuati e le tante rivoluzioni tecniche operate sul mercato, la “risorsa” sudamericana (così venne soprannominato Cosentino da Pulvirenti nella conferenza stampa di presentazione) non riuscì mai a creare la giusta amalgama all’interno della squadra, cosicché nel Catania 14/15 prevalsero le individualità più che il collettivo.
Quando il fondo sembrò essere stato raggiunto, ecco che il 23 Giugno 2015 la Guardia di Finanza, nell’ambito dell’inchiesta Treni del Gol, procedette all’arresto dell’intera dirigenza etnea (composta da Pulvirenti, Cosentino e Delli Carri) macchiando irrimediabilmente l’immagine del Calcio Catania. Il tentativo (fallito) di combinare dei risultati sportivi determinò la retrocessione a tavolino in terza serie del club rossazzurro, compromettendone di fatto il futuro. I successivi sei anni di Serie C hanno rappresentato la mannaia definitiva sulle sorti della 11700 che, nel giro di pochissimo tempo, si è tramuto da modello economico-sportivo virtuoso e di riferimento ad esempio negativo, dilapidando completamente il proprio patrimonio. Il successivo ritorno di Pietro Lo Monaco non ha fatto altro che aggravare una situazione già compromessa, esasperando i toni nei confronti della tifoseria, gettando fumo negli occhi con dichiarazioni mendaci e ben lontane dalla realtà ed investendo (male) le residue risorse economiche nel tentativo, mai raggiunto, di ritornare nel calcio che conta.
La mala gestio dell’epoca Pulvirenti-Cosentino-Lo Monaco ha raggiunto il proprio apice nell’estate del 2020 quando il Tribunale etneo indisse un bando per l’acquisizione del Calcio Catania 1946 nel disperato tentativo di salvare storia, titolo sportivo, matricola e categoria di militanza, scongiurando così lo spettro del fallimento. All’asta competitiva partecipò solamente la SIGI che il 23 Luglio 2020 divenne la nuova proprietaria del club. Gli imprenditori locali imbarcatisi in questa folle impresa non sono però riusciti ad invertire il trend negativo, incappando invece in atteggiamenti, affermazioni e decisioni che hanno affossato ancora di più il già precario destino della 11700. L’improvvisazione messa in atto dai nuovi proprietari si è manifestata a più riprese attraverso l’avvio di iniziative poco lungimiranti, la mancanza di un vero piano di rilancio e risanamento e quella sensazione continua del “vivere alla giornata” che non ha mai permesso al comparto sportivo di costruire un progetto realmente serio e vincente.
L’andamento societario di questi ultimi mesi è un compendio abbastanza esaustivo di come non dovrebbe essere gestita un’azienda calcistica, con il mancato rispetto delle scadenze federali ordinarie (con conseguente penalizzazione in classifica) e la ricerca spasmodica di possibili investitori/soci/sponsor che immettessero i propri capitali in una società fortemente indebitata ed in netta perdita. L’unica ancora di salvezza sarebbe potuta essere il broker americano Joe Tacopina che però, come un qualsivoglia businessman, avrebbe rilevato il Calcio Catania solo a determinate condizioni economiche. Purtroppo la SIGI non è riuscita a soddisfare le richieste dell’avvocato italo-americano, facendo naufragare la trattativa e l’unica vera possibilità di salvaguardia della matricola. Il mantenimento dello stato d’insolvenza del club rossazzurro, testimoniata anche dalla relazione tecnica del CTU, ha comportato all’amaro, quanto inevitabile, epilogo sancito dal tribunale, con la fine della 11700 e l’instaurazione dell’esercizio provvisorio fino al 2 Gennaio 2022. In attesa di capire come si evolverà la situazione e se sarà possibile salvare almeno il titolo sportivo, i tifosi etnei sono costretti a materializzare il boccone più amaro, facendo scomparire in un lampo 75 anni di storia e passione a tinte rossazzurre.
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