Dopo la PEC inoltrata dall’avvocato Giovanni Ferraù ai soci SIGI, invitandoli a ricapitalizzare su pressione del Collegio sindacale del Calcio Catania, la notizia della fissazione dell’udienza prefallimentare da parte del Tribunale etneo non rappresenta un fulmine a ciel sereno. Perchè il cielo non era sereno prima, figuriamoci adesso che la Procura chiede nuovamente il fallimento della società rossazzurra dopo la desistenza dell’istanza nell’agosto 2020. Il presente e futuro del Catania non è mai stato così in bilico. L’evolversi dei prossimi eventi delineerà un percorso estremamente delicato.
Innanzitutto bisognerà capire se davvero l’attuale proprietà effettuerà la tanto attesa ricapitalizzazione, puntualmente posticipata ma che adesso non può conoscere rinvii ulteriori. Dare rassicurazioni in questo senso potrebbe avere un’incidenza in qualche modo positiva sull’udienza prefallimentare del 16 novembre. Ma lo avrebbe soprattutto per quanto concerne il nodo stipendi, con i giocatori che hanno messo in mora il club e se non riceveranno le spettanze arretrate si potranno rivolgere al Collegio Arbitrale per richiedere lo svincolo d’ufficio. Per il Catania significherebbe perdere il patrimonio tecnico ed i calciatori dovrebbero comunque essere pagati fino a quando non troveranno nuova sistemazione a gennaio.
Rappresenta una brutta gatta da pelare anche l’udienza dell’11 novembre circa la richiesta di sequestro conservativo della curatela fallimentare della Catania Servizi per un importo leggermente inferiore ai 3.5 milioni di euro. Inoltre, almeno per il momento, la trattativa per la gestione in affitto di Torre del Grifo che poteva rappresentare una soluzione tampone nell’immediato non è decollata. Tra i creditori, spiccano i mal di pancia della World Service e della Pia Green. Anche l’Agenzia delle Entrate non intende starsene con le mani in mano. A questo punto le possibili vie d’uscita sono tre: ricapitalizzare, formalizzare la cessione del club a soggetti concretamente interessati ccon tempistiche record, oppure percorrere la strada del fallimento. In tutti i casi le parole non bastano più, adesso il tempo è scaduto. Tribunale e Procura si sono attivati, facendo in modo che la SIGI risponda delle proprie azioni di fronte alla legge.
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