Il collega del Giornale di Sicilia Daniele Lo Porto è intervenuto nel corso della trasmissione Città Rossazzurra (appuntamento dal lunedì al venerdì ore 19/20), su Radio Antenna Uno in collaborazione con TuttoCalcioCatania.com per commentare le vicende extra campo del Catania:
Come valutare il rinvio da parte del Tribunale fallimentare della decisione legata al Calcio Catania?
“Non sono particolarmente ottimista, devo essere sincero. Non so se vado controcorrente o se la maggioranza dei tifosi e degli appassionati si è finalmente resa conto delle difficoltà del Catania. Da un lato c’è il Tribunale fallimentare che dimostra di essere, permettetemi la battuta, il primo tifoso rossazzurro perchè trova un’altra opportunità per dare ancora una boccata d’ossigeno al Catania e alla Sigi. Dall’altra c’è una situazione debitoria gravissima. Ho letto della Sigi che avrebbe ridotto il debito di 3 milioni di euro, forse meno del 10% rispetto al monte debitorio complessivo. Qualche sponsor ha anticipato ottimisticamente la sponsorizzazione, ci sono anche 200/300mila euro che arrivano una tantum ma non risolvono il problema. Gli incassi sono limitatissimi in Serie C. Il record di spettatori degli ultimi 18 mesi al ‘Massimino’, tra l’altro, forse è stato di 3.600 spettatori e non si va lontano con queste cifre. Aspettiamo tutti Babbo Natale ma dovrebbe arrivare in anticipo e con un sacco pieno di euro sonanti. Non c’è da essere ottimisti ma speriamo in un regalo natalizio”.
I soci stanno cercando di mantenere una forma di riservatezza. Magari potrebbe essere un silenzio che fa ben sperare?
“Qualche settimana fa l’ho definito il silenzio della rassegnazione. Si è passati da un eccesso all’altro, a partire dalla guerra di comunicati per forme, toni, contenuti e tempistica da censurare dove sembrava che Tacopina fosse un maldestro scippatore piuttosto che un imprenditore disposto ad investire sul Catania ed è stato trattato a pesci in faccia. In realtà è stato un investitore che ha portato altrove i propri interessi e risorse economiche chiudendo la trattativa nel giro di poco più di un mese e mezzo a Ferrara. Adesso c’è un silenzio che stona rispetto alla manifestazione esterna eccessiva delle attività della Sigi, forse hanno imparato qualcosa ma credo anche che ci sia poco da dire in questa fase. Servono 4-5 milioni per coprire le spese necessarie allo scopo di proseguire la stagione, credo che dal Tribunale si aspettino di vedere queste possibilità concrete di coprire costi e debiti. Il silenzio mi sembra preoccupante più che confortante”.
Si parla tanto dell’interesse di un gruppo inglese. Quale potrebbe essere la chiave di volta rispetto alla trattativa con Tacopina?
“Dobbiamo essere chiari, la trattativa con Tacopina non è andata male perchè i soci Sigi lo hanno trattato male. I conti non tornavano perchè Tacopina aveva dichiarato credo di investire venti milioni per l’acquisto del Catania, debiti compresi. E c’era da ridurre il debito. Tacopina aveva garantito un impegno di altri 20 milioni nelle due stagioni successive. Naturalmente non sarebbe venuto a Catania per saldare i debiti creati dalla gestione Lo Monaco e Cosentino, ma per rimettere in pista la macchina cambiando le ruote e mettendo la benzina per farla correre. Vediamo se i conti sono stati aggravati, al momento è silente l’Agenzia delle Entrate ma mi dicono che l’accordo è decaduto perchè non sono stati rispettati i termini di quella transazione, quindi l’Agenzia potrebbe presentarsi con una cambiale da riscuotere. C’è anche la vicenda Catania Servizi, un sequestro conservativo che è un cassetto con i soldi dentro, ammesso che ci siano, che non si può aprire. Ci voglio 5-6 milioni di euro da mettere sul tavolo dei creditori subito. Le trattative con gli interlocutori finora sono saltate perchè i libri contabili, il bilancio, i debiti e le prospettive di un piano industriale di risanamento sono ridutte a lumicino. Sui maltesi abbiamo scoperto che forse l’aiuto economico è arrivato tramite sponsorizzazioni, altri fantomatici imprenditori sono scappati. Speriamo che qualcosa si concluda. I problemi sono i conti del Calcio Catania”.
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