Intervento telefonico fiume ai microfoni di Corner, su Telecolor, ad opera di Gaetano Nicolosi, azionista di maggioranza all’interno di Sigi, dopo che non è stata rispettata nemmeno la scadenza federale del 18 ottobre:
“E’ successo che in relazione alle mensilità che dovevamo dare ai giocatori, abbiamo pagato solo una mensilità, non si sono raccolte le somme per far fronte al pagamento degli stipendi di tutti i giocatori. Sono state versate 30mila euro da me, 20mila da Palma che è una persona sempre presente in modo abbastanza corposo, l’avvocato Giovanni Ferraù ha versato 25mila tramite una sponsorizzazione, l’ingegnere Stefania Baudo ha versato 10mila euro, Recanati e altri 2/3.000 euro. Dovreste chiedere agli altri soci perchè non hanno partecipato. E’ da un pò che io e Palma facciamo fronte a quasi tutte le scadenze, a parte qualche piccolo contributo non abbiamo una grande partecipazione ma ognuno fa quel che può. I presupposti mancati sono stati due. Un pignoramento di una somma che dovevamo ricevere tramite la Lega da soggetti vicinissimi alla vecchia gestione, quindi non ci sono arrivate delle somme a noi spettanti. Seconda mancanza è stata l’assenza di mettere a reddito Torre del Grifo anche in un modo molto intelligente. Perchè in ambito manageriale la vecchia gestione registrava un milione e mezzo di perdita annuale del polivalente. Noi con la cessione del ramo d’azienda avremo a breve, spero nei prossimi giorni, un importante ricavo che servirà per far fronte al monte debitorio e al mantenimento della squadra e, cosa più importante, tramutare costi di utenze, luce e gas in ricavi. Ma, ahimè, si è perso del tempo”.
“Io quello che posso fare faccio, ho fatto tantissimo, non ho tanti gettoni da mettere nella giostra per tutti. Ogni tanto qualcuno potrebbe anche dare un contributo, siamo un pò fermi. Baldini? Il suo è stato un atto importante e di stimolo per tutti. Da noi in Sigi non c’è una rottura, c’è chi ovviamente la pensa in un modo e chi in altri. Siamo in tanti ed è giusto che ci sia uno scambio di opinioni. Non è una frattura ma riuscire a contribuire chi più, chi meno a portare la squadra al completamento del campionato. Non ci sono litigi ma punti di vista divergenti. Conta mettere la benzina in questo motore e tutti dobbiamo mettere il carburante se vogliamo stare a bordo. Non ho letto lo statuto della Sigi e quindi non sapevo di questa rigidità che lascia il tempo che trova, ma gli impegni sono equi per tutti. Non c’è chi può comandare e non c’è chi può mettere di più, la suddivisione è equa perchè in un progetto simile bisogna essere coscienti della direzione che si prende. Se la compagine societaria fosse più snella, si potrebbe fare meglio“.
“Ogni mese io non posso mettere somme importanti. Se voglio prendere il Catania? Non sono mai entrato con questa idea o per fare attività speculativa, mi sono ritrovato in ballo ed ho iniziato a ballare però non posso andare oltre il budget prefissato. Se non ci fossero quei due che mi vengono a dare una mano, in particolar modo Palma… quest’ultimo in silenzio, in sordina, ha dato tanto. Per il resto c’è un grande lavoro della squadra, del mister, di Nico Le Mura. Certi sforzi non vengono valorizzati perchè non vengono visti o sponsorizzati. Penso a Pellegrino per quanto concerne la riduzione del monte ingaggi, all’avvocato Ferraù che fa il moderatore con tutti. E poi tra i soci c’è chi può dare di più, chi meno. Io non posso fare la differenza per tutti. La situazione del Calcio Catania è migliorabile in ambito gestionale. L’asset Torre del Grifo da un costo diventerà un ricavo mantenendo il livello occupazionale allo stesso modo. Abbiamo questo statuto che lascia il tempo che trova. Mi auguro che i tifosi siano sugli spalti a sostenere la società ma soprattutto la squadra ed il mister che stanno ottenendo grandi risultati”.
“I soci non vedeteli in un ambito negativo, fanno quello che possono. Qualcosa in più si potrebbe fare. Relativamente alla trattativa per la cessione a Tacopina, quasi tutti erano d’accordo tranne qualcuno che aveva qualche remora, fondamentalmente eravamo sulla idea di darlo poi sono subentrati fattori di ritardi, risposte degli enti. Eravamo più per la cessione a Tacopina che per rimanere a bordo. Io ho sempre detto che noi siamo delle meteore, la Sigi non aveva l’obiettivo di speculare o avere chissà quale stelletta sul petto. L’obiettivo era quello di salvare il Catania dal fallimento, trovare un interlocutore che lo rivelasse. Noi pensavamo che ci fossero 40 milioni di debiti considerando anche i cespiti e invece ce ne ritroviamo 55, o giù di lì. Volevamo lasciare un buon messaggio alla città, ci abbiamo provato a cedere il Catania. Dopo Tacopina abbiamo avuto un’infinità di interlocuzioni, ma farlocche. Se ognuno facesse la propria parte, il progetto sarebbe ancora vivo“.
“Il futuro? Cedere la squadra. Abbiamo delle interlocuzioni ma non mettiamo speranze che non ci sono. Noi entro una decina di giorni crediamo di andare a bonificare tutta la restante parte degli stipendi non ancora pagati. Intanto abbiamo saldato un mese. Purtroppo noi contavamo in una cessione del ramo d’azienda, trovando dei soldi sul conto corrente, e non avendo il pignoramento fatto da questi bravi personaggi presso la Lega. Saremmo stati sereni ma questi due eventi ci hanno penalizzato. Ragioniamo in 24, con 24 idee e visioni diverse. Bisogna vivere nel reale, noi dobbiamo essere sul pezzo e la situazione va gestita di petto e di pancia. Abbiamo altre interlocuzioni adesso. Da parte mia c’è una sola strada da percorrere, quella di cercare l’aiuto di tutti e in particolar modo della compagine societaria di Sigi, ma anche l’aiuto della tifoseria riempiendo gli spalti per avere qualche soldo da spendere nella squadra portandola a fine campionato. Poi ci sarebbe un grande punto di domanda sull’eventuale iscrizione al prossimo campionato, già metto le mani avanti perchè la vedo molto difficile. C’è un pò di demoralizzazione, anche noi facciamo un pò di confusione, ripeto mettere assieme 24 sconosciuti è difficile. Ad oggi, comunque, il Catania 1946 matricola 11700 nel bene o nel male è all’impiedi, gli impiegati di Torre del Grifo sono assunti e pagati regolarmente. Non piangiamoci addosso, abbiamo un malato e cerchiamo di sanarlo. Non gli stacchiamo la spina. Noi non abbiamo rilevato il Catania per specularci o portare la squadra in Champions League. E’ stata salvata una storia per amore verso la propria terra e città. Dal primo istante si è pensato di cedere il club, il primo a presentarsi è stato Tacopina che voleva partecipare all’asta ma non aveva l’iter completo e sono iniziate delle interlocuzioni”.
“Noi non abbiamo mai avuto l’obietivo speculativo, riprendere al massimo quello che abbiamo messo. Ad oggi il Catania è in vita. Io non posso costringere i soci a fare dei versamenti. Qualcuno parla di qualcosa di illegale? Vorrei vedere cosa c’è di illegale. A parte abbandonare la nave quando sta per affondare come i sorci e scappare. Portare avanti il Catania da solo o insieme con alcuni soci finanziatori in attesa di un progetto più importante? Se riescono a fare la differenza, perchè no. Una società più snella può portare all’avvicinarsi di altri investitori, anche catanesi. Incontro con i tifosi? I tifosi sono stati eccezionali, gli ho spiegato la situazione reale con schiettezza e coerenza, non faccio promesse se non le posso mantenere. Nessuno può fare miracoli, io da solo nemmeno. Ho chiesto l’aiuto della tifoseria sugli spalti. Per il resto non possiamo prendere in giro la gente che ci tiene molto ma molto più di tutti noi alla salvaguardia della squadra. Cerchiamo di rimanere compatti, pensiamo in positivo per il bene finale. Con uno spirito di squadra, tutti”.
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