Sono giorni difficili per tutti coloro che hanno a cuore le sorti del Calcio Catania. Sembrava che, finalmente, si potesse parlare di calcio giocato e mercato. Invece no, ancora una volta accade qualcosa che stona con il concetto di normalità e ripropone l’agonia che da tempo accompagna il Catania. Un malato alla ricerca di una cura efficiente per guarire ma che non riesce a risollevarsi e, anzi, rischia di spegnersi. Colpa di una montagna di debiti che ha sepolto la società dell’Elefante a causa di gestioni a dir poco lacunose.
Un anno fa i componenti della Sigi venivano accolti da eroi per avere effettuato il salvataggio della storica matricola 11700. Si pensava potesse essere il trampolino ideale per il rilancio del Calcio Catania. Oggi, invece, riemergono i problemi economico-finanziari che solo figure imprenditoriali solide abbastanza sarebbero in grado di risolvere. L’attuale proprietà non sembra in grado di andare avanti con mezzi propri. Vuoi per la crisi economica scatenata dalla pandemia, vuoi per il monte debiti che pesa come un macigno e le lotte interne a Sigi che danneggiano il bene più prezioso, il Catania.
Ma non è il momento della disgregazione. Serve con urgenza liquidità esterna perchè il tempo scorre, le scadenze non attendono e non possono essere ignorate o mascherate da false illusioni. Ad oggi non sono sufficienti le sole risorse della Sigi, come non è bastato chiedere soccorso ai tifosi pur avendo raccolto ben 140mila euro per effetto della sconfinata passione rossazzurra. Anche gli sponsor hanno fatto la loro parte. Adesso si è aggrappati all’ultima spiaggia, cioè l’ingresso in società di nuovi investitori che possano dare respiro alle casse societarie. Ognuno faccia la propria parte per evitare drammatiche conseguenze. Auspicando che queste parole non siano gettate al vento e, qualcuno, le metta a frutto per una giusta causa.
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