Il dirigente del Giarre Maurizio Anastasi, ex centrocampista del Catania, concede un’intervista ai microfoni di TuttoCalcioCatania.com focalizzando l’attenzione sui progetti del club giarrese neo promosso in Serie D e sul presente rossazzurro:
Giarre promosso in D, dove iniziano e dove finiscono i meriti di squadra, società e allenatore?
“I meriti partono dalla struttura. Si sono incastrati tanti tasselli giusti, dal Direttore Sportivo al Direttore Generale, al Team Manager, al Club Manager, all’allenatore, alla squadra. Abbiamo percorso tutti lo stesso sentiero, con un grande gruppo alla base che ha sostenuto l’allenatore, un gruppo tirato avanti in primis da calciatori come Privitera, Marco Trovato, Cocimano, giocatori con uno spessore anche umano importante. Tutti gli atleti hanno sposato la causa giarrese, ha vinto la struttura unita nel suo complesso e mister Gaspare Cacciola, non un sergente di ferro ma una figura molto capace che non smetto di ringraziare, ha trasmesso la giusta serenità ai ragazzi”.
A proposito di sergenti di ferro, come dimenticare a Catania Nedo Sonetti…
“Ne ho conosciuti tanti in carriera. Di Sonetti posso solo spendere parole positive e la carriera parla per lui. Sonetti era un sergente di ferro come giustamente fai notare, ma ti posso assicurare che metteva anche un enorme allegria nello spogliatoio, generava tanta felicità in campo. Se sei con lui va in guerra, se ti nascondi dietro la collina è il primo a richiamarti con un tono molto alto ma metteva tantissima allegria, essendo molto intelligente nella gestione dei calciatori sul piano psicologico”.
Torniamo a Giarre. Un altro ex Catania nel progetto gialloblu, Antonio Criniti. Com’è nata questa idea di lavorare insieme?
“Con Criniti ci conosciamo. Lui mi ha inserito anche in un’agenzia nazionale di camp, vedendomi lavorare abbiamo fatto qualcosa insieme ed ha capito tecnicamente e anche caratterialmente di cosa stessimo parlando. Ci siamo trovati subito su tanti punti e contenuti. Gli ho formulato la proposta di elaborare un progetto serio. A Giarre sta nascendo una scuola calcio dentro lo stadio giarrese. Partiamo da una base di bambini, ti alleni su un prato inglese, c’è una segreteria, il bar. La scuola calcio è completa sul piano organizzativo, strutturale e professionale. Ora dobbiamo spingere il settore giovanile, mi sto muovendo a 760 gradi, non 360 (ride, ndr). Abbiamo anche un’altra struttura in erba sintetica ultima generazione in affitto. Criniti ha sposato questo progetto, mi conosce sul piano della responsabilità e della serietà. Oggi cavalchiamo insieme questo matrimonio”.
Il Giarre con quali ambiziosi affronterà il campionato di Serie D?
“Vogliamo avere una vetrina diversa e puntare forte sulle giovanili. Ovviamente non vogliamo costruire una squadra in lotta per la salvezza, ma che sia all’altezza di una piazza come Giarre. Ci sono alcuni nomi importanti che stiamo visionando, ci stiamo allargando su prospettive future. Ovvio che le figure di Criniti e Suriano danno un prestigio ed un cultura calcistica, una mentalità completamente diversa. Sono persone che hanno fatto calcio professionistico e che parlano un altro linguaggio”.
Passiamo al Catania, come vedi la situazione interna al club?
“Catania ambisce ad altri palcoscenici. Oggi però inizia un’altra era, si riparte da zero e con la componente Covid che ha determinato il crollo di tante società. Il Catania a piccoli passi credo stia limando qualche debito ed elaborando un progetto futuro. Oggi il Catania si lecca le ferite e deve rimboccarsi le maniche giorno dopo giorno per quello che ha e può fare. L’attuale gestione è composta da persone che stanno facendo grandi sforzi per limare i debiti e dobbiamo dargliene atto. Catania ha vissuto otto anni di Serie A a grandi livelli, adesso milita in Lega Pro dopo che si era abituati a giocare in campi come Milano, Torino, abbassando lo step dei grandi traguardi. Serve pazienza, non so se il tifoso catanese – passionale ed orgoglioso – avrà la forza di aspettare. Io ho giocato quattro anni a Catania, quindi conosco bene i tifosi. E’ anche vero che la gente si esalta quando arrivano i risultati”.
Quanto è difficile fare mercato provando a costruire una squadra competitiva con risorse limitate?
“In questo momento il Catania non può permettersi il budget del Bari, mi sembra chiaro. Ma non sempre chi spende tanto, vince. Quando Baldini dice di puntare su una squadra affamata non sbaglia. Il discorso caratteriale può fare la differenza, penso ad alcuni calciatori magari che sembrano finiti ma a Catania trovano uno stimolo che forse in tante piazze non c’è. Il Catania deve affidarsi ad un progetto non fatto di grandi nomi. Leggo che c’è chi, tra tifosi e addetti ai lavori, sarebbe stato favorevole ad una ripartenza dalla D. Ma con quale struttura? Quale presidente? Il Palermo è ripartito dalla Serie D, eppure i debiti non gli mancano. Non è facile, in generale, ripartire dal basso e trovare un amministratore che riesca a far quadrare i conti prendendo anche giocatori nel rispetto del rapporto qualità-prezzo. Io, ad esempio, non ero Mascara ma un calciatore di qualità-prezzo. Non è semplice trovare giocatori di qualità senza spendere tanto, ma Catania ha pur sempre il suo fascino e blasone, vanta un centro sportivo tra i più importanti in Europa che rappresenta un punto d’attrazione per i giocatori”.
A cosa punterà quest’anno il Catania secondo te?
“Io credo che il Catania allestirà un organico competitivo. L’anno scorso davano il Catania per spacciato, qualcuno parlava addirittura di rischio retrocessione ed invece la squadra ha chiuso il campionato al quinto posto sul campo, meritando la qualificazione ai playoff. Pellegrino ci sta benissimo in una piazza come Catania e merita di ricoprire l’attuale incarico. Anche figure come Le Mura e Massimino sanno fare calcio e meritano fiducia. Inoltre il Catania dovrebbe riuscire a confermare vari elementi della passata stagione. Ripartire da uno zoccolo duro composto da calciatori che ti danno una certa affidabilità è molto importante”.
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