Per vari aspetti sembra di rivivere un film già visto. Anche quest’anno il Catania è alle prese con questioni di natura societaria che offuscano il rettangolo di gioco e vedono l’extra campo dominare la scena. La scorsa estate il club rossazzurro si trovò sul punto di sparire ma, poi, l’intervento della Sigi permise alla matricola 11700 di continuare la propria storia mantenendo il calcio professionistico. Adesso tornano ansie e perplessità in relazione al presente e, soprattutto, al futuro dell’Elefante. A differenza del 2020, si presenta un livello di serenità decisamente inferiore all’interno di un ambiente sempre più stanco della militanza in Lega Pro.
La situazione debitoria, pur nella sua gravità, è invece migliorata a distanza di un anno. Questo avrebbe potuto lasciare intuire un futuro più sereno, in aggiunta al fatto che un pò tutti davamo per scontato che la trattativa con Joe Tacopina andasse in porto affinchè fosse avviato, finalmente, il processo di rilancio del Calcio Catania. Ma si è registrata una brusca frenata e, oggi, il sistema di azionariato diffuso strutturato dalla Sigi evidenzia delle crepe piuttosto importanti rispetto a quanto si pensava inizialmente. Non è sufficiente tappare i buchi per ripartire. Senza un programma a lunga scadenza sarà sempre un miracolo l’iscrizione al campionato, quest’anno perfezionabile a costi leggermente più contenuti. Non basta per una grande piazza come Catania che, da anni, ingoia bocconi amari vivendo di solo passato.
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