Per vincere il campionato di Serie C occorre costruire una corazzata o basta approntare una squadra equilibrata? Si tratta di uno degli argomenti ricorrenti quando si parla della terza divisione del calcio italiano. La stagione che sta per volgere al termine ci ha consegnato una Ternana schiacciasassi, capace di imporsi nel Girone C toccando quota 90 punti. Le Fere guidate dall’ex allenatore del Catania Cristiano Lucarelli hanno dato 22 punti di vantaggio alla accoppiata di seconde composta da Catanzaro e Avellino.
Se nel raggruppamento centro-meridionale non c’è stata partita per il primo posto, negli altri gironi l’incertezza ha tenuto banco fino alla fine. La volata finale ha premiato con merito altri due ex rossazzurri: Fabio Caserta al timone del Perugia e Giacomo Gattuso alla guida del Como. Storie di successi e cavalcate trionfali verso l’El Dorado della Serie B come denominatore comune, nonostante persistano differenze tecnico-tattiche tra i vari gironi che compongono la mappa della Serie C italiana.
Le cronache sportive delle ultime stagioni non hanno narrato soltanto le gesta di autentiche corazzate costruite per vincere come Benevento, Spal, Venezia, Foggia o Reggina, ma anche le imprese di squadre come Cremonese, Cosenza, Juve Stabia, Trapani e Pisa capaci di sovvertire i pronostici ed esaltare la classe operaia del sano calcio di provincia. Del resto, il limite di una categoria dallo scarso appeal commerciale e televisivo spinge ogni anno la maggior parte dei club di Serie C a centellinare le risorse economiche e affidarsi alla competenza di dirigenti ed osservatori per scovare i giocatori più validi anche tra i meandri del dilettantismo. In ogni caso non esiste una formula esatta per vincere il campionato, occorre che tutti i tasselli vadano al loro posto affinché i sogni diventino realtà.
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