PAGLIARA: “Serve discontinuità forte con il passato. 11700 non solo un numero. Tacopina, è stato tutto uno show…”

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Intervenuto nel corso della trasmissione ‘Calcionate’ su Globus Television, il Dottor Fabio Pagliara auspica un cambiamento radicale all’interno della gestione del Calcio Catania:

“Siamo di fonte ad un evidente bivio. Da un lato si segnala il grande gesto d’amore di Sigi, dall’altro il modello sostenibile per la Sigi non poteva essere quel tipo di modello. Tutti ci siamo illusi della trattativa con Tacopina e quindi si è pensato che si potesse fare a meno di un modello diverso. Oggi le strade sono due e va detto con grande lucidità e trasparenza. Se falliamo si riparte da zero, con una situazione più serena dal punto di vista debitorio in assenza di debiti, ma c’è anche la strada per cui tutti ci siamo battuti ed è corretto fare la propria parte fino alla fine, arrivando alla salvezza della matricola. E’ evidente che serve uno scatto d’orgoglio, cambiando il modello organizzativo. Ci vuole una discontinuità forte da chi ha creato questo disastro, e non è la Sigi. Oggi dobbiamo aspettarci di trovare gli 800mila euro per salvare il titolo e capire in maniera chiara come vendere a qualcuno e si intende gestire tutto quanto. E’ necessaria una grande riflessione autocritica, ripartendo in maniera diversa con meccanismi assolutamente innovativi, altrimenti ci troveremmo continuamente nella stessa situazione“.

“La Sicilia dovrebbero esserci di default in Serie A, ed in questo momento i tifosi darebbero a tutti un segnale di grandissimo livello raccogliendo un bel pò di soldi, anche se non penso si raccoglierà la cifra di 800mila euro. Dobbiamo intanto portare a casa il risultato. Ho sempre detto che 11700 non è soltanto un numero. Pensavo e penserei anche adesso che sul concetto di 11700 debba partire un meccanismo di valorizzazione del brand. Se 50 milioni li spalmi in 8-10 anni e nel frattempo con l’azionariato e tutto il resto valorizzi il Catania, si vende dal punto di vista del marketing del prodotto anche la storia, una cosa seria. Io non so se siamo ancora in tempo per la salvezza, ma io credo che da questo contesto possa partire un segnale per capire dove può portare il cuore”. 

“Noi siciliani abbiamo in un certo senso il gusto dei conquistatori, però era evidente che non fosse sufficiente dire «amo il Catania, vi porto in Serie A in cinque anni». Tacopina è un uomo d’affari, è venuto qui svolgendo il proprio lavoro da broker e le risposte sono state incongruenti. Tutto è diventato uno show. Ci siamo lasciati coinvolgere da un clima di entusiasmo e sogno, è stato un gravissimo errore questo. Tutti abbiamo mitizzato le potenzialità di Tacopina che voleva realizzare un’opportunità acquisendo il Catania. Avere una esclusiva così lunga con Tacopina come clausola contrattuale, senza alcun piano B avvicinandosi a delle scadenze improrogabili era estremamente pericoloso, dal punto di vista della strategia manageriale è stato un errore perchè si è puntato tutto su una sola opportunità. Lo puoi fare se hai le spalle sufficientemente larghe”.

Adesso l’obiettivo è quello di vendere la società, oppure trovare nuovi azionisti, nuovi soci. Per far questo occorre riprendere autorevolezza, dare certezze. Non si può vendere una società da cui tutti scappano perchè hanno delle paure. Oggi è il momento dei fatti. Diamo un segnale fortissimo, la scelta deve essere consequenziale rispetto ad una responsabilità di continuare o meno in maniera serena. Il miracolo è diventato riuscire ad iscriversi, ma questa dovrebbe essere la normalità. Torre del Grifo? E’ un asset del Catania. Probabilmente tornerà al Credito Sportivo in caso di fallimento, sparirebbe insieme al Calcio Catania. E’ un altro di quegli asset di straordinaria potenzialità ma che se non gestito in maniera attenta e con grande forza d’innovazione diventa per assurdo una tassa, una zavorra bestiale“. 

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