Nei giorni scorsi abbiamo ricordato il 19/o anniversario di Taranto-Catania, storica battaglia sportiva che regalò ai rossazzurri la promozione in Serie B: decisivo l’1-0 maturato all’andata con gol di Michele Fini. Dopo le parole di uno dei protagonisti di allora, Michele Zeoli, ai microfoni di TuttoCalcioCatania.com è intervenuto un altro ex calciatore etneo che ha vissuto quei giorni intensissimi. Si tratta di Andrea Bussi, che ancora oggi segue con interesse le vicende del Catania, essendo rimasto legato alla piazza.
Andrea, quali ricordi ti legano a quel famoso Taranto-Catania che valse la B?
“I ricordi sono tanti. Rappresentavamo la città di Catania, avvertivamo l’importanza della posta in palio. E’ stata una settimana bellissima che mi ha fatto sentire un calciatore importante, come me tutta la squadra. Eravamo consapevoli di essere una grande squadra e sapevamo che servisse un’impresa. Avevamo tanta forza morale, eravamo un gruppo vero e questo ha fatto la differenza. Quando rappresenti una città così bella e intensa, non puoi che ricordare ancora oggi quei giorni indelebili malgrado siano passati una ventina d’anni. Con i compagni di allora ci sentiamo spesso, questo per evidenziare la forza ma anche il carattere di quella squadra. Per disputare partite del genere non puoi pensare di fare il bello, dovevamo essere molto pratici e consapevoli di non concedere nulla al Taranto, anche loro molto forti. Il match di ritorno lo abbiamo gestito bene e con grande lucidità nonostante la pressione che avevamo addosso”.
Forse ancora oggi nel calcio sono questi gli aspetti decisivi per avere successo.
“Abbiamo fatto partite di altissimo livello tecnico quell’anno. Anche gare giocate a scacchi, caratterizzate soprattutto dall’agonismo. Sapevamo cambiare registro a seconda dell’incontro e dell’avversario di turno. Quando c’era da diventare pratici e pragmatici riuscivamo ad esserlo, sapevamo bene cosa fare anche in momenti in cui magari non eravamo belli. A Taranto siamo stati tatticamente perfetti o quasi, ma nel calcio si vince anche da brutti. L’importanza è avere un gruppo unito, di qualità e forte caratterialmente”.
La realtà di oggi vede il Catania militare in C dal 2015. Stai seguendo le vicende societarie?
“Si è mantenuta la matricola ed è stata già una vittoria. Per il resto penso che il Catania abbia disputato un grande campionato, arrivando ai playoff malgrado il budget limitato a disposizione. Il Catania deve riorganizzarsi a livello societario per cercare il contesto che merita, stilando un programma. Non è mai facile vincere. Noi ci avevamo provato anche l’anno prima, quando perdemmo i playoff col Messina. Gli attuali calciatori del Catania hanno fatto il massimo a mio avviso in questa stagione”.
Iscrizione? Fallimento? Nuovi investitori? Quale futuro intravedi per il Catania?
“Sembrava che Tacopina stesse tentando in ogni modo di entrare in società. Poi quando si parla di organi societari, sono loro che trovano gli accordi e mettono i soldi. Parliamo di fattori abbastanza intimi dove noi dall’esterno non possiamo mettere naso. Sicuramente per vincere, specie in una piazza come Catania, serve programmazione. Il Catania deve trovare dei parametri societari consoni per poi provare a vincere. Serve pazienza. Quando ci sono soldi e debiti di mezzo è così. Comunque dopo tutta la battaglia fatta l’estate scorsa, penso che la città di Catania meriti l’iscrizione e mi pare che la società si stia attivando in questo senso”.
Meglio salvare la matricola o ripartire senza debiti dalla D?
“Salvare la a matricola perchè lo dice il buon senso, lo dice il fatto che Catania ha una grande cultura calcistica. E’ una piazza che sa di calcio, conosce il calcio vero. Però oggi bisogna guardarsi allo specchio. Qual è l’esigenza primaria in questo momento? Non è andare in B ma iscrivere la squadra al campionato. Una volta iscritto il Catania, bisogna fare una buona squadra competitiva ma senza grandi pretese, fino a che non si potenziano i parametri societari ed entrano nuovi imprenditori. Va fatto un passetto alla volta. Tra il fallimento ed una squadra con moderate ambizioni, io ritengo che Catania meriti la matricola 11700. Oggi è questo l’aspetto prioritario secondo il mio modesto parere. Poi si cerca di riorganizzarsi più velocemente possibile. Il calcio purtroppo si fa con i soldi per allestire squadre forti, non scopriamo l’acqua calda”.
Giusto attribuire fiducia a Sigi, oppure temi che la SpA etnea non riesca a migliorare le cose?
“Io penso che sia un atto dovuto dar loro fiduca. Dall’esterno ho visto l’impegno di Pellegrino, della Sigi. Hanno salvato la matricola, onore a loro che ci hanno messo la faccia. Altrimenti il Calcio Catania non sarebbe esistito già da un anno. La squadra ha anche disputato un buon campionato nonostante i problemi societari. E poi nel calcio non è garanzia di successo vincere con un budget elevatissimo. Bisogna sperare che la società riesca ad iscriversi al campionato e, con la competenza, concentrarsi sulla costruzione della squadra abbassando i costi ma facendo in modo che sia competitiva. Tutta la piazza però deve rapportarsi all’attuale realtà, in attesa che il club abbia maggiori risorse da investire per il futuro”.
Girone C che accoglierà anche Campobasso e Taranto l’anno prossimo. Sarà ancora più duro il raggruppamento meridionale, non trovi?
“Il girone C è calcio vero, ci sono talmente tante belle piazze. Sarebbe più giusto fare i playoff con meno partecipanti, ma purtroppo le regole non le facciamo noi. Ricordo il mio calcio quando fino al quinto posto si giocavano gli spareggi, era più meritocratico questo discorso. Di sicuro il girone C, che è sempre un campionato dal coefficiente di difficoltà molto elevato, anche l’anno prossimo si presenterà ai nastri di partenza con tante società attrezzate. Catania è una grande piazza che merita la A, ma ti confronti anche con realtà come Bari, Catanzaro, Palermo, Avellino, Juve Stabia che hanno una tradizione importante. Diventa complicato vincere”.
Padova-Alessandria in finale playoff, te lo aspettavi?
“Ho avuto la fortuna di giocare contro il Padova e forse l’ultima gara più importante della mia carriera è stata Olbia-Alessandria in C2, poi smisi un anno dopo. C’era anche Zeoli, persi la semifinale playoff con un tiro da 40 metri. Purtroppo nei playoff le difficoltà si amplificano perchè sono tante le squadre attrezzate. Non esiste nulla di scontato, questo è anche il bello del calcio. In ogni caso le due finaliste sono due grandi piazze”.
Come valuti l’operato di Maurizio Pellegrino quest’anno?
“Da un pò di tempo non ci sentiamo ma Pellegrino è una persona con cui ho legato tanto nell’arco della mia carriera, competente, che ci ha messo la faccia lo scorso anno, svolgendo un buon lavoro con un budget limitato. Penso che Maurizio meriti tutta la fiducia della piazza. E’ chiaro che non si può fare la guerra se mi sparano con i carri armati ed io utilizzo la pistola ad acqua. Mi immedesimo in Maurizio, persona valorosa a cui voglio bene. Lo dico anche se sono un pò di parte, ma lavorare con un budget limitato è difficile. In piazze esigenti servono i giocatori, non c’è niente da fare. Per avere i calciatori, purtroppo oggi più che mai devi avere disponibilità economica e bisogna anche saperli spendere i soldi. Catania merita di più, altri palcoscenici”.
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