A Catania si stanno vivendo ore d’angoscia in merito alle sorti dell’antico sodalizio calcistico cittadino. Il club rossazzurro da sei anni è relegato in Serie C, è esposto finanziariamente di parecchi milioni di euro e il suo futuro è tutto da decifrare. Di quel “giocattolo perfetto” che per otto anni ha stazionato stabilmente in Serie A è rimasto soltanto il centro d’allenamento di Torre del Grifo, bene patrimoniale della società da cui passa ogni eventuale proposito di rilancio sportivo ad alti livelli.
I problemi del Catania partono da lontano. Nel maggio 2013, all’indomani della stagione dei record (8° posto in Serie A con record di punti e qualificazione UEFA sfiorata d’un soffio), Sergio Gasparin si dimette dall’incarico di amministratore delegato del club. Gli subentra Pablo Cosentino, già celebre agente di calciatori sudamericani ma privo d’esperienza come manager sportivo. Nel 2014 la squadra retrocede mestamente in Serie B, mentre il verdetto della stagione successiva viene stabilito in sede di giustizia sportiva.
Nell’ambito del procedimento denominato “Treni del Gol”, il Catania viene giudicato colpevole di illecito sportivo, retrocesso all’ultimo posto in classifica del campionato di Serie B 2014-15 e penalizzato di 12 punti nel successivo torneo di Lega Pro (poi ridotti a 9 in Appello). Per il club etneo si spalancano dunque le porte della vecchia Serie C, categoria in cui è presente ininterrottamente dalla stagione 2015-16. Dopo le dimissioni di Pulvirenti e Cosentino, un “triumvirato” di dirigenti composto da Marcello Pitino, Fabrizio Ferrigno e Giuseppe Bonanno viene incaricato di gestire il traumatico passaggio dalla B alla C e alleggerire il monte ingaggi dei contratti più onerosi.
Nel giugno 2016 Pietro Lo Monaco viene richiamato a ricoprire le cariche di direttore generale e amministratore delegato della società dopo il burrascoso addio avvenuto nel 2012. Nei quattro anni di gestione del dirigente campano, il Catania fallisce a più riprese l’assalto alla Serie B. Schiacciato dal peso di oltre 50 milioni di euro di debiti, il 23 luglio 2020 il 95,4% delle azioni del club vengono acquisite da SIGI S.p.A. nell’ambito di una procedura competitiva che ha luogo presso la cancelleria fallimentare del Tribunale etneo, sancendo dopo 16 anni la conclusione del ciclo Pulvirenti a Catania.
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